Maggio 11, 2021

«Sono tornato in Siria per insegnare pallavolo ai più piccoli»

Tommaso Dotta

Immaginate di avere ogni giorno paura per la guerra, ma vedere la vostra bimba di 7 anni sorridere e fare amicizia mentre gioca a pallavolo. Piccoli momenti come questi rimarrebbero nei vostri ricordi per sempre

Haitham Aleter

Haitham Aleter è cresciuto in Siria, in una città in cui la pallavolo andava per la maggiore tra i suoi coetanei. Ha iniziato a giocare a sette anni ed è entrato a far parte del Salamiyah Sport Club quando ne aveva tredici.

Cinque anni dopo è cominciata la sua carriera da semi professionista nella massima serie e nella Nazionale juniores. Poi quindici anni di allenamenti, di sfide, di indimenticabili compagni di squadra e altrettanto indimenticabili avversari.

All’improvviso, nel 2011, l’esplosione della guerra civile ha interrotto tutto. Un conflitto iniziato con una rivolta contro il partito unico al governo e poi degenerata in scontro totale. Haitham ha deciso di lasciare il paese, chiedere asilo in Germania per continuare a praticare il suo sport, la pallavolo.

Qui, in terra straniera, è cominciata anche la sua avventura da allenatore, prima di femminile, poi di maschile. Oggi lavora come coach nella Bundesliga tedesca; eppure è nata in lui la voglia di portare avanti un progetto diverso: una scuola di pallavolo che potesse avere un impatto nel suo paese natale.

Così è nata Volleyball for Future: l’associazione fondata da Haitham che organizza lezioni di pallavolo per giovani siriani, ma aiuta anche le famiglie coinvolte dal punto di vista economico; per garantire loro per lo meno cibo ed educazione.

«Vorrei che queste bambine e bambini potessero guardare al futuro con ottimismo e speranza».

Lo scopo di Haitham è quello di ridurre gli effetti psicologici del conflitto in Siria, aiutare i bambini nel loro percorso di studi attraverso la pratica di uno sport. E, allo stesso tempo, regalare un sorriso ai genitori. Con il supporto dell’associazione Let’s Keep the Ball Flying (abbiamo parlato di loro in questo articolo su Lesley De Jong) e della società pallavolistica USC Munster, ha collezionato attrezzature, palloni, divise e ginocchiere da inviare in Siria.

Serviva però almeno una persona che abitasse nelle zone coinvolte e potesse dare continuità al progetto con la sua presenza. Ci ha pensato il dirigente olandese Peter Van Tarel, con una raccolta fondi in rete che ha permesso il pagamento di un salario annuale per gli allenatori siriani, per consentir loro di seguire le squadre a tempo pieno. I coach stanno anche seguendo lezioni di lingua inglese, per poter partecipare ai corsi online organizzati dalle federazioni internazionali e tenersi aggiornati sulle novità del movimento.

«Il nostro progetto di pallavolo in Siria sta lentamente crescendo e conquistando attenzione anche in altre regioni – ha raccontato Haitham -. Ci sono diversi conflitti nel Medio Oriente, che rendono tutto enormemente complicato, ma sono convinto che con l’aiuto di LKTBF possiamo ampliare le attività ad altri paesi per creare un impatto ancora maggiore».