10 metodi collaudati per far sbroccare il vostro allenatore
Essere allenatori (o allenatrici) vuol dire vivere in costante, precario equilibrio sul filo che separa la sanità mentale dalla follia.
Organizzare, spronare, correggere, gestire la pressione senza mai poterla sfogare sono compiti ardui per chiunque, che si alleni un’Under 12 o una prima squadra.
Ecco 10 situazioni che dovete accuratamente evitare se non volete vedere il vostro coach uscire di testa. Oppure da considerare se, per qualche ragione, questa fosse esattamente la vostra intenzione.
1 – Il messaggio delle 17.45 pre allenamento
«Ho da studiare» «Ho gli scout» «Ho le mie cose» «Devo portare il coniglietto dal veterinario» «Ho uno stiramento al testicolo sinistro». E via così con le scuse più improbabili.
Ogni allenatore ha il terrore di sentir squillare il cellulare subito prima di entrare in palestra: una sola assenza basta per dover scaraventare nel cesso un allenamento accuratamente preparato.
Anche perché, ovviamente, vi ritroverete a essere sempre dispari. E in numero primo.
2 – Il casino alla partenza per la trasferta
L’appuntamento era alle 18.30 ma alle 18.45 siete ancora lì a incastrare 7 persone + 8 borsoni maleodoranti in una Fiat 500.
Oltre a cercare di contattare quel giocatore che puntualmente arriverà con venti minuti di ritardo e con in faccia il segno del cuscino su cui si è addormentato.
3 – La gente che si perde in trasferta
Siete partiti in 12, ma nello spogliatoio siete arrivati solo in 8.
Così telefonate ai ritardatari, per scoprire che invece di Celle Ligure quelli hanno impostato sul navigatore Celle di Bulgheria in provincia di Salerno.
4 – Il cazzeggio nel riscaldamento
A un’ora dalla partita il coach è già in paranoia. Puntuale come un orologio dice la fatidica frase: «Concentrazione massima già nel riscaldamento!»
Ovviamente c’è sempre il genio che se ne esce fuori con domande tipo: «Coach ma dopo dove si va a mangiare??»
5 – La battuta sbagliata al rientro dal time out
La squadra avversaria è in crisi. I ricettori hanno lo sguardo vacuo. Il palleggio non sa più a che santo votarsi. Praticamente avete il set in pugno. Il loro coach, disperato, chiama time out.
È in momenti come questi che il giocatore decide di farsi inspiegabilmente venire il braccino e, al rientro in campo, scaglia un budino che a mala pena raggiunge il nastro basso della rete.
Avversari fuori dalla crisi. Set riaperto.
6 – L’appoggio oltre la rete
Battiamo bene, di là faticano in ricezione. Ci regalano una palla facile: un’occasione da sfruttare.
Ed ecco che il centrale col bagher più maleducato della squadra si incarica dell’appoggio. Ovviamente lo spedisce oltre la rete, in bocca al più grosso e cattivo degli attaccanti avversari.
7 – Il panchinaro che si fa i fatti suoi
Momento critico del set. La vostra squadra è in difficoltà e sta dilapidando il vantaggio faticosamente conquistato.
L’allenatore chiede il cambio per far rifiatare il titolare. Si gira verso la panchina e il sostituto ha addosso felpa, pantaloni lunghi, morbidissime pantofole da casa e il pc aperto su Netflix.
8 – Il bolide senza senso su palla staccata
Non c’è niente che provoca l’ulcera all’allenatore come la gestione insensata del colpo d’attacco.
Scambio lungo, difese da entrambe le parti, alzata staccata da rete ed ecco che il laterale ignorante la risolve sparando un bolide senza senso contro il tabellone del basket.
9 – Il commento del genitore a fine partita
«Certo che se ci fosse stata mia figlia…»
10 – L’aggiornamento di domenica mattina dopo la trasferta del sabato sera
Sabato sera trasferta a Codroipo, cinque set, cena fuori, rientro a casa all’1 e 30.
Domenica mattina secondo corso di aggiornamento obbligatorio a Cessalto alle 8. Molto bene.
Che meraviglia la vita degli allenatori.
Eppure ogni volta che alla fine di un buon allenamento ci si ritrova da soli in palestra a smontare la rete, si prova quella sensazione di far parte di qualcosa di grande. Qualcosa che ripaga di tutti i sacrifici e le incazzature.
Quasi tutti.