Febbraio 28, 2018

Problemi dello spogliatoio

Tommaso Dotta

Lo spogliatoio è un universo parallelo, che risponde a dinamiche tutte sue.

È un spazio ristretto, scomodo, spesso maleodorante, che la squadra è costretta a condividere a stretto contatto. Un luogo dove si litiga, si esulta, ci si sfoga, si subiscono scherzi di una crudeltà abominevole.

Eppure, alla fine della nostra sfavillante carriera pallavolistica, è dello spogliatoio che conserviamo alcuni dei ricordi più vividi. Forse perché tra quelle quattro mura abbiamo imparato, in un modo o nell’altro, a vivere e convivere.

Ecco qualche esempio di personaggi folkloristici che popolano gli spogliatoi delle palestre italiane, rendendoli un luogo unico al mondo.


1 – L’accattone

«Mi presti le ciabatte per la doccia?».

«Posso usare l’asciugamano?»

«Hai mica una goccia di shampoo?»

«Posso usare il tuo phon?»

«Avresti un paio di mutande che ti avanzano?»

Sì certo. E una fetta di culo no?


2 – Il molesto

Chi in squadra ha avuto un compagno o una compagna di questo genere, difficilmente scorda la sensazione. Quel presagio di insicurezza, di costante pericolo, che ti costringe a non abbassare mai la guardia.

La consapevolezza di poter subire, da un momento all’altro, uno scherzo terrificante.

Il molesto è quel compagno che vive lungo il sottile confine che divide la simpatia dal bullismo vero e proprio.

Le sue specialità sono lo schiaffo con la maglietta sudata arrotolata, lo schizzo con l’acqua gelata della doccia, la sparizione di qualsiasi oggetto: borsone, vestiti, cellulare (sempre nell’omertà dei compagni).

E poi simpatiche burle a base di deiezioni umane, da fare invidia ai cinepanettoni di Boldi e De Sica. E non quelli degli anni ’80 e ’90 con gli yuppies. Quelli della peggior specie, dei primi anni 2000, in cui scoregge e piscio erano considerati il top della comicità.


3 – Il fetido

Una volta scelto, a inizio stagione, il proprio posto a sedere nello spogliatoio, difficilmente lo si cambia. Quindi buona fortuna a chi si becca a fianco il compagno di squadra fetido.

Lo si riconosce subito. Il suo borsone è un ecosistema putrido e marcescente, che potrebbe tranquillamente spostarsi per la palestra con le sue gambe.

Il fetido ci chiude dentro le ginocchiere sudate, l’accappatoio bagnato, le ciabatte umide. E ce le lascia per giorni, ben sigillate, per poi riaprire la cerniera proprio sotto al tuo naso. Regalandoti un’esperienza allucinogena ai confini della realtà.

Ma occhio anche all’opposto del fetido: il profumato, che sbraga col deodorante impestando il mondo con svapate al gusto di cioccomenta.


4 – Il polemico

Pronto via, si varca la soglia dello spogliatoio e ce l’ha con tutti.

Con l’allenatore, sempre incompetente. Con le scelte dell’alzatore, che nel 6 contro 6 non lo caga di striscio. Coi giovani, che non si sacrificano. Coi vecchi, che non muovono il culo. Con l’arbitro, ovviamente di parte.

Riesce a perdere la pazienza per ogni cosa. Persino per le regole del bagherone o per la composizione delle squadre nel quarto d’ora di calcetto di inizio allenamento.

Il problema è che la stagione sportiva è lunga. Molto lunga. Quando l’inverno lascia posto alla primavera e sugli alberi compaiono i fiori della mimosa, la squadra ormai conosce già a memoria tutti i discorso del compagno polemico. Li potrebbe ripetere a bacchetta, tipo la poesia delle scuole elementari.

Ps. Nella pallavolo maschile il polemico è plateale. Nella femminile tende a dare il meglio di sé quando le dirette interessate non sono presenti.


5 – Il lento

Ogni mattina in Italia un pallavolista si sveglia e sa che dovrà entrare in doccia (magari l’unica funzionante) prima del compagno di squadra lento. Oppure rischierà di ritornare a casa alle luci dell’alba.

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