Problemi della panchina
Se non hai mai fatto panchina, molto semplicemente, non hai mai fatto pallavolo.
Chiunque, nel corso della propria carriera, ha avuto occasione di scaldare la panca. Capita a seguito delle scelte del coach o per colpa di un infortunio. Perché ci si trova a essere il più giovane in una squadra d’esperienza o il più vecchio in una squadra di giovani.
O, magari, semplicemente perché si è scarsi.
Guardare la partita da fuori, spostare le borracce al cambio di campo, attendere il proprio momento può non essere una bella esperienza. Ma la panca è un mondo parallelo costellato di personaggi folkloristici, a volte estremamente spassosi. Eccone alcuni.
1 – Il pr
Si tratta di quel compagno o compagna che ha una e una sola missione nella vita: organizzare il post partita. Pizza, birra, tavolo in discoteca.
Le consultazioni partono già nello spogliatoio. Nella fase di riscaldamento, mentre tu stai cercando la giusta concentrazione, lui ti molesta per informazioni sui posti macchina. Finisce di raccogliere le prenotazioni durante i tempi, nelle pause tra un’imprecazione e l’altra dell’allenatore. Mentre prendi la rincorsa per la battuta decisiva ti chiede: «Ma il prosciutto lo vuoi in uscita o in cottura?»
A match concluso il piano della serata è già delineato. E per lui è come aver vinto.
2 – Lo scaldati che entri
La partita è iniziata da 45 secondi e il coach sta già schiumando dalla bocca, in paranoia totale.
Al primo bagher spigolato dalla banda titolare, ecco che si gira verso i panchinari in fondo al campo e proferisce l’immancabile frase: «Tu! Scaldati che entri».
Ed è così che lo Scaldati che entri è costretto a cominciare la sua routine, tra le prese per il culo dei compagni che già sanno come andrà a finire: via la felpa, attivazione articolare, circonduzioni delle braccia, serie di addominali e poi via a sedersi vicino al dirigente accompagnatore.
Passano i minuti, le ore, i giorni e il coach intanto si è totalmente dimenticato di chi ha mandato a scaldare. Nel frattempo la temperatura corporea del panchinaro è già tornata al di sotto di quella di congelamento del gas metano.
3 – Il rilassato
Per il rilassato, la panchina non è un dispiacere. Anzi.
Sapendo di essere più indietro nelle gerarchie di squadra del custode della palestra, la sua massima ambizione è potersi sbragare a fondo campo a sparare cazzate, prendere per il culo compagni e avversari. È un continuo parlare, non guarda nemmeno la partita. A volte si perde pure i punti più belli. «Cosa è successo??».
Quando il coach chiama tempo e il galateo della pallavolo vuole che il gruppo converga davanti alla panchina, si alza riluttante, con un gemito di agonia.
Tra un set e l’altro si diverte a cercare di staccare la testa al compagno con cui palleggia, con bolidi flottanti attaccati senza un minimo di polso.
4 – L’ansiato
Entra in palestra tesissimo, caricando i compagni, battendo il cinque a tutti con violenza assassina. Si siede a lato del secondo allenatore, ma non comodo: sul bordo della panchina.
A ogni punto scatta in piedi esultando come un indemoniato. A ogni fallo contro, tocco dubbio a muro non dato, gli parte l’embolo. A fine partita avrà fatto qualcosa come 400 squat alzandosi e risedendosi. È più stanco di chi ha giocato.
Se gli capita di entrare in campo è il più felice del mondo. Si piglia un giallo nei primi due minuti, urla “MIA!” a prescindere dalle zone di competenza, va a tuffarsi persino sulle spigolate degli avversari.
5 – Il dirigente accompagnatore esagitato
Il dirigente accompagnatore tipo, di pallavolo non capisce una mazza.
È ancora convinto che esista il cambio palla e il fallo di net. Dispensa consigli e incoraggiamenti non richiesti.
E, soprattutto, assorda di bestemmie chiunque gli si sieda a fianco in panchina. A turno se la prende con la squadra, gli arbitri, i segnapunti, la Fipav e con i parenti presenti in tribuna. Ha il dono di riuscire a far incazzare tutti, dagli allenatori fino all’ultimo dei giocatori.
Ma, senza di lui, in trasferta ci sareste venuti a coppie sul cinquantino, quindi vi conviene tenervelo comunque buono e proseguire.
Bonus
Non è considerato panchinaro, ma è un personaggio che merita comunque una menzione: il centro che si dimentica di rientrare sul libero in prima linea. E che bisogna letteralmente scaraventare in campo tra le urla di mezzo palazzetto.