Las Morenas del Caribe: storia di un gruppo invincibile
Chi pensa che lo sport sia solo un semplice passatempo e non qualcosa di più, probabilmente non conosce la storia de Las Morenas del Caribe, un gruppo di giovani pallavoliste che, negli anni più difficili per la propria nazione, hanno regalato al proprio Paese momenti di speranza e gioia.
La storia di questa “Invincibile Armata”, altro nome che le ha contraddistinte in quegli anni, è la storia della forza di 12 ragazze che hanno avuto la capacità di scendere in campo portando con loro la responsabilità di rappresentare tutte “[…] le donne del terzo mondo in Paesi sviluppati e le donne cubane. Donne semplici, di umili origini, quasi tutte nere”.
La pallavolo cubana fra 1978 e il 2000 ha toccato il picco più alto della propria storia, vincendo in quegli anni tre ori olimpici e due titoli mondiali consecutivi. Protagoniste di questi successi, le atlete di una nazionale che sentiva di portare sulle proprie spalle tutto il proprio popolo, vessato da difficoltà economiche e sociali dovute all’embargo americano, fortemente legato al regime politico di Fidel Castro.
Una delle protagoniste, Regla Torres racconta che “La nostra motivazione a vincere era il nostro Paese. I cubani amano lo sport e le nostre vittorie portavano gioia alla nostra gente”. Marlenis Costa, Mireya Luis, Lilian Izquiero, Raissa O’Farril, Regla Bell, Regla Torres, Yumilka Ruiz e Taismary Aguero, solo per citarne alcune, sono state in quegli anni il simbolo di Cuba.
Il nome che ha contraddistinto la stagione d’oro di queste ragazze (“Las Morenas del Caribe”) risale al 1978 quando, durante i Mondiali svolti nell’allora Unione Sovietica, le cubane hanno sconfitto in finale le Streghe d’Oriente mettendo così fine al loro ciclo vittorioso.
Da quel momento in poi quel nome le ha accompagnate in ogni successo sportivo. Ma è negli anni ’90 che Cuba ha dominato la pallavolo femminile; proprio come, e forse anche di più, la Generazione di Fenomeni italiana nel maschile.
Barcellona ‘92
Il primo appuntamento importante per questa nazionale sono le Olimpiadi di Barcellona 1992. Cuba arrivava a questa manifestazione dopo aver saltato le due manifestazioni olimpiche precedenti, nel 1984 e nel 1988. Consapevoli di questo peso, le ragazze di coach Latifa fin da subito hanno fatto vedere in campo la loro aggressività agonistica e la fame di vittoria.
A giocarsi il podio 8 contendenti: la nazionale cubana, dopo essere passata come prima del girone, ha trovato sulla propria strada, in semifinale, gli Stati Uniti che ha battuto solamente al tiebreak. Da qui ha inizio la storia.
8 agosto 1992, all’interno del Palau San Jordi di Barcellona, le ragazze di coach Eugenio Jorge sfidano la Comunità degli Stati Indipendenti guidati in panchina dal coach russo Nikolai Karpol, soprannominato l’Orso Urlante. La partita si gioca punto su punto ma alla fine ad avere la meglio sono proprio Regla Torres e compagne che regalano a tutta Cuba il successo tanto atteso, la medaglia d’oro.
Atlanta ‘96
Il secondo appuntamento olimpico per questo gruppo di ragazze ormai consolidato, per lo più lo stesso di quattro anni prima, comincia decisamente in salita con la duplice sconfitta contro il Brasile di Bernardinho Rezende e la Russia.
La squadra si rimette però presto in sesto, tanto da raggiungere nuovamente la semifinale. Ironia della sorte e dello sport, le cubane si giocano l’accesso alla finale olimpica proprio contro le stesse brasiliane contro cui avevano perso qualche giorno prima. La partita, drammatica (15-12 al tie break), viene vissuta come una vera e propria rivincita. Ancora oggi, negli annali del volley, viene ricordata come uno dei match più accesi sul campo, ma ancor più sotto rete.
L’arbitro è costretto diverse volte a sospendere il gioco per le discussioni tra le squadre. Ma il vero parapiglia si accende al punto finale, con provocazioni, spintoni e insulti; Las Morenas del Caribe non avevano certo problemi a tirare fuori la loro aggressività, in campo e fuori. Tutto si conclude con le due squadre segregate nei rispettivi spogliatoi, guardate a vista dalle forze dell’ordine. E il Comitato olimpico brasiliano che sporge denuncia alla polizia.
Cuba si gioca la finale contro la temibile Cina della campionissima Jenny Lang Ping che, proprio ad Atlanta, sperava di diventare la prima donna a vincere una medaglia d’oro come atleta e come allenatrice. Ma così non è stato, perché si è trovata a fare i conti con la determinazione di Carvajal – alla sua ultima competizione prima del ritiro – e compagne, che pronte a riconfermarsi, in breve hanno chiuso i conti lasciando alla sua nazionale un solo set.
Poco dopo la manifestazione, un fatto spiacevole ha toccato le ragazze e in particolare il coach. Eugenio George Latifa, che da 28 anni sedeva in panchina, venne esonerato in seguito ad alcune critiche mosse nei confronti del governo Castro, che a suo avviso non stava fornendo strutture adeguate per gli allenamenti della nazionale.
Sidney ‘00
A sostituire Latifa, fu chiamato Luis Calderòn. Per lui di certo non fu facile prendere il posto del predecessore, che per le ragazze era stato come un padre e le aveva rese una famiglia. La sua fortuna fu però proprio il fatto di trovarsi davanti un gruppo consolidato negli anni di atlete, a cui si erano aggregate anche giovani promesse come Taismary Agüero, che avevano saputo integrarsi alla perfezione nel gruppo.
Sidney, nella storia di corsi e ricorsi sportivi, è stata importante per la storia cubana perché – oltre all’introduzione del Rally Point Sistem – le atlete hanno avuto l’occasione di giocarsi la vittoria dell’oro iridato contro le russe di Karpol, vecchia conoscenza di Barcellona ’92. La partita non è stata così facile come in quell’occasione, ma Cuba facendo forza su tutte le proprie energie, ha avuto la capacità di recuperare e vincere un match iniziato con uno svantaggio di due set. Così anche il terzo oro olimpico consecutivo è stato messo in bacheca per Las Morenas del Caribe.
L’anno successivo, Regla Torres, una delle protagoniste di quel decennio d’oro, che si era avvicinata al mondo della pallavolo all’età di 8 anni ed era entrata a far parte della selezione cubana a 14, venne nominata dalla FIVB (insieme a Jenny Lang Ping) Giocatrice del Secolo.