Gennaio 21, 2020

Tai Aguero, l’eterna combattente “troppo bassa” per la pallavolo

Tommaso Dotta

Nessun giocatore vorrebbe concludere la propria carriera con un infortunio. Men che meno una guerriera del calibro di Taismary Aguero, capace di mettersi al collo due ori olimpici, conquistare due campionati Mondiali e due Europei.

Una vera combattente che a 10 anni, dopo essersi sentita dire di essere “troppo bassa” per poter giocare a pallavolo (è alta “solo” 1 metro e 78) si mise in testa che proprio quello sport sarebbe stata la sua vita.


L’infortunio

Nell’ultima partita col suo club, l’Exacer Montale di serie A2, Tai ha subito un infortunio molto grave: la rottura del tendine d’achille. La giocatrice è poi rientrata al “Palascoppa” di Soverato nel corso del match con una stecca gessata che partiva dal piede per arrivare fin sotto al ginocchio.

Recuperare da un infortunio di questa entità è un’impresa a ogni età, ma lo è doppiamente per un atleta di 42 anni.

Di una cosa però siamo assolutamente certi: Tai in palestra ci ritornerà. Se non come giocatrice, sicuramente come istruttrice, coach o dirigente. Già in passato ha dimostrato di non piegarsi nemmeno di fronte ai ricatti di un regime come quello cubano. Non sarà certo questo nuovo ostacolo a privarla della sua passione.

Tai Aguero infortunio
L’infortunio di Tai Aguero

La fuga da Cuba

È l’anno 2000 quando il governo cubano impone il rientro in patria di tutti i suoi giocatori e giocatrici che militavano in campionati esteri. Tai è alla Sirio Perugia, mitica squadra allenata da Massimo Barbolini che arriverà a vincere due scudetti, tre Coppe Italia e una coppa CEV.

Con la maglia della Nazionale cubana Tai aveva già vinto tutto quello che c’era da vincere: due medaglie d’oro consecutive alle Olimpiadi di Atlanta e Sydney, due campionati Mondiali. Eppure quella volta è diverso. Nel 2001, durante la partecipazione della squadra al Montreux Volley Masters in Svizzera, Taismary Aguero scappa dalla squadra per rifugiarsi proprio in Italia. «Avevo paura che qualcuno potesse vedermi – ha poi raccontato -. Pioveva forte. E forse quello mi aiutò, perché in giro non c’era nessuno».

Il governo cubano non gliela perdona e si vendica nel modo più meschino: non concedendo a Tai il visto per tornare a visitare la madre gravemente malata. Succede nel 2008, appena prima delle Olimpiadi di Pechino. Lei prova comunque a rientrare, correndo il rischio di venire arrestata per la passata fuga. Riesce nell’intento, ma non arriva in tempo per l’ultimo saluto.

Poi torna a Pechino per giocare, con le forze che le rimengono. L’Italia femminile concluderà al quinto posto.


Una vincente, fino alla fine

Dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana, Tai Aguero ritrova Barbolini in Nazionale e guida le Azzurre alla vittoria di due Campionati Europei consecutivi. Riceve il premio di MVP della competizione giocando schiacciatrice e opposto. Proprio lei che, per fare un paragone, è alta 15 centimetri in meno di Paola Egonu.

Poi, per motivi familiari, lascia il gruppo. Pensa al ritiro nel 2014, per poi tornare in campo in serie inferiori dove però, nonostante l’età, si ostina a fare la differenza. Alla soglia dei 40 anni conquista una Coppa Italia di A2 (premiata miglior giocatrice della manifestazione) e ben due promozioni sul campo dalla B1 alla A2: prima con Sassuolo poi con Montale.

Insomma, una combattente in tutto e per tutto. Fino alla fine. E, probabilmente, anche oltre.