Il tormento e l’estasi della Prisma Taranto, promossa in Superlega
Ad un certo punto nessuno, ma veramente nessuno, avrebbe scommesso sulla promozione (ma che dico, anche solo l’essere protagonisti ai playoff) della Prisma Taranto.
In un’annata davvero complicata per tutti, a causa della pandemia da Covid19, la compagine pugliese era stata colpita più delle altre, con ben due ondate epidemiche che avevano decimato la squadra; tanto da costringere un centrale a giocare palleggiatore.
Senza contare una competizione di primissimo livello in un campionato di A2 che così duro e incerto non si vedeva da diverso tempo. Le favorite erano altre: Bergamo, Cuneo, Ortona e Siena apparivano sicuramente agli occhi degli analisti e dei tifosi più attrezzate, più robuste della Prisma di coach Di Pinto. Invece la volata di regular season e poi questi playoff ci hanno regalato una finale totalmente inattesa: Taranto contro Brescia.
La squadra
Taranto era un giusto mix di tecnica, esperienza e giovani di prospettiva. I nomi importanti erano soprattutto tre: Manuel Coscione alla regia, Padura Diaz in posto 2 e Simone Parodi in posto 4, arrivato a campionato in corso per fortificare il rendimento e dare stabilità. Ma il fattore chiave è stato anche quello di saper costruire un collettivo capace di mettere a frutto un muro che più volte è stato decisivo. Il capitale nella parte centrale del campo, con due specialisti del muro come Alletti e Di Martino, era del resto di assoluto livello. Il libero era una garanzia: Riccardo Goi. Assieme a Parodi, la sorpresa in posto 4 è stata quella di un ragazzo classe 2000 come Fabrizio Gironi (ex Allianz Milano): 2 metri di schiacciatore, che ha concluso la stagione col 44% in attacco di media, di cui sentiremo sicuramente parlare a lungo.
Ma al di là dei singoli (che come in ogni collettivo naturalmente hanno la loro importanza) è stato il gruppo ad emergere, anche in virtù di una panchina lunga, che ha permesso di superare momenti di enorme difficoltà o perlomeno di contenere i danni quando non vi era altro da fare.
Drammatica è stata la seconda metà di gennaio e poi marzo, quando la vittoria non arrivava, si perdevano posizioni e punti. Dolorosi i passaggi a vuoto con Ortona e Mondovì. La situazione dei contagi causati del Covid ha portato a una situazione da “incubo”, in cui la squadra si è vista costretta a schierare il centrale Aimone Alletti nel ruolo di palleggiatore, sfruttando le sue esperienze nel beach volley. Un problema che, oltre che compromettere diverse gare, ha causato un brusco stop anche al progetto tecnico di coach Di Pinto, basato su un perfezionismo che senza i principali interpreti era impossibilitato a proseguire.
La segreta battaglia di coach Di Pinto
Vincenzo Di Pinto, detto anche il “Mago di Turi”, non era stato scelto a caso dal presidente Tonio Bongiovanni e dalla vice-presidente Elisabetta Zelatore: un coach pugliese per una squadra pugliese.
Solo da poco si è però saputo che l’allenatore, durante la stagione, ha dovuto lottare contro un tumore, che di certo non ha fatto che aumentare il tasso di stress, difficoltà e incertezza.
Tutto questo ha sicuramente posto maggior responsabilità giocoforza sulle spalle dei giocatori, così come del vice Racaniello. Eppure il loro rispondere presente ha fatto in modo che, quando la situazione è tornata ad una parvenza di normalità, la Prisma Taranto ha davvero messo il turbo. Ciò che è emerso è una struttura, un’identità di gioco votata all’equilibrio: andare oltre il modello dell’uomo forte in campo che risolve tutto. Certo, Padura Diaz ha sempre avuto un peso specifico importante nell’attacco tarantino, ma ciò senza farlo diventare la sine qua non tra successo e fallimento. Quello è arrivato tramite la cura dei dettagli, dove di solito sta il diavolo.
«A inizio stagione, ero affetto da un tumore – ha raccontato l’allenatore -. Dedico questa vittoria al mio urologo Giuseppe Ludovico, che mi ha aiutato a superare un momento difficile, e a tutti gli operai dell’Ilva di Taranto perché, anche loro, combattono ogni giorno con dei problemi di salute. Per il territorio pugliese, questo è un risultato meraviglioso».
Il ritorno di Simone Parodi
A livello di mercato, l’innesto di Parodi, giocatore che fino a pochi anni fa era un punto di riferimento in Nazionale, è stato un messaggio di volontà da parte della società. Soprattutto di fiducia nel progetto tecnico e nella capacità di un collettivo di riprendere a correre, di arrivare a giocarsi il passaggio alla massima serie ai playoff, dopo aver accettato l’intoccabilità di Bergamo verso il primo posto in classifica, vincitrice anche della Coppa di categoria.
Simone ha risposto presente, affrontando il girone di ritorno e i playoff con una media notevole del 47% in attacco e del 28% in ricezione. E chiudendo con il titolo di MVP delle finali.
Epilogo
10 vittorie consecutive tra campionato e playoff, comprese le tre partite conclusive contro la Brescia dell’inossidabile Alberto Cisolla. Brescia, prima squadra ad essere arrivata in finale dopo aver chiuso la regular season all’8° posto. Giunta allo scontro conclusivo dopo aver schiantato, contro ogni pronostico, due strafavorite come Bergamo e Siena.
Dopo il sofferto 3 a 2 in gara 1 la finale non ha però avuto storia, con un 3 a 0 e 3 a 1 che hanno visto il trionfo meritato di Taranto, una squadra capace di creare anche con la sua città una fortissima connessione ed identità, che proprio nel momento di maggior difficoltà si è fatta sentire.
Ora Taranto può agguantare il prossimo venerdì la SuperCoppa, contro i lombardi di Bergamo. Qualche mese fa nessuno li avrebbe visti competitivi, ora invece sanno di potersela giocare.
In fondo quello che non ti abbatte, dicono, ti rende solo più forte.