Giugno 9, 2020

«Senza le palestre delle scuole muore il mondo dello sport»

Tommaso Dotta

Mentre tutti si concentravano sul protocollo Fipav di ripresa degli allenamenti, è passato sotto traccia quello che sarà il vero tema di discussione in vista della prossima stagione: la disponibilità delle palestre.

Perché senza le piccole palestre delle scuole, o gli impianti comunali a prezzi abbordabili, il movimento della pallavolo (e non solo) muore alla radice.


Cosa sta succedendo?

Succede che non è ancora chiaro quando e come potranno essere riaperti gli istituti scolastici: elementari, medie e superiori. Ed è proprio qui che circa il 70-80% dei giovani pallavolisti e pallavoliste si allena. Soprattutto i più piccoli, che stanno muovendo i primi passi nel mondo della sport.

Il ministro dell’istruzione Lucia Azzolina ha inoltre proposto di utilizzare proprio le palestre scolastiche (oltre a cinema e teatri) per la ripresa delle lezioni; di modo da poter mantenere il distanziamento sociale e limitare i rischi di una nuova ondata di contagi da Coronavirus.


Il movimento è in allarme da Sud a Nord.

«L’istruzione prima di tutto – ha premesso Guido Pasciari, commissario straordinario della Fipav Campania sulle pagine del Mattino – ma senza le palestre delle scuole muore l’80% del mondo dello sport. Serve un tavolo di confronto nazionale: non possiamo rimetterci alla volontà delle singole istituzioni scolastiche».

«A livello nazionale siamo preoccupati per la normativa emanata dal ministero dell’Istruzione in questi giorni – gli ha fatto eco Alessandro Michelli, presidente Fipav Venezia Giulia su Il Piccolo -. Queste misure e l’ampia autonomia data a direttori e dirigenti scolastici rischiano di essere devastanti per il nostro mondo».


Si tratta di un problema che non coinvolge solo la pallavolo, ma tutte le discipline indoor: dal basket alla ginnastica fino alle arti marziali. Realtà che spesso si mal sopportano, costrette a convivere guardandosi in cagnesco. A lamentarsi per la scarsa pulizia altrui e il mancato rispetto degli orari. A contendersi i bambini e le bambine.

Oggi però non c’è posto per questi screzi: siamo tutti sulla stessa barca e dovremo trovare il modo di fare fronte comune per parlare di un problema da cui dipenderà non solo la Fase 2, ma l’intera prossima stagione sportiva.

Fonte: Volley News