Ottobre 6, 2021

È nata una stella: Alessandro Bovolenta ora cammina da solo

Giacomo Magnani

Crescere con un cognome importante sulle spalle è difficile. Lo è ancora più se il cognome di cui si parla ha lasciato nel cuore degli appassionati un vuoto indelebile. La corazza sembra non essere mai abbastanza spessa per affrontare la vita, e senza testa e maturità che ti supportano è come essere spogli davanti al nemico. Ma questo non è il caso di Alessandro Bovolenta, primogenito di quel Vigor che il 24 marzo 2012 ci lasciava facendo la cosa per cui era nato e che amava di più dopo la sua famiglia: giocare a pallavolo.

Questa estate, in occasione dei Mondiali maschili Under 19 in Iran, il cognome Bovolenta è tornato a campeggiare su una maglia azzurra della Nazionale. La strada tracciata sembra quella giusta, insieme alla testa matura e pensante che sta indossando quella divisa che tutti gli sportivi sognano. Ma guai a farsi fregare da nostalgia o fretta. Né tantomeno dai paragoni.

Questa è un’altra storia. Non è il racconto di quello che c’è stato prima, ma di ciò che è venuto dopo e deve ancora venire. Un esempio di forza, resistenza e reazione al lutto. Ciò che ha insegnato Federica Lisi, moglie di Vigor, alle sue cinque A: Arianna, Aurora, Angelica, Andrea e, appunto, il primogenito Alessandro. Che come nelle storie più belle, ora gioca a pallavolo e sta ripercorrendo i passi di suo padre.


Il DNA non mente

La pallavolo per il piccolo Bovolenta non è nemmeno stata una scelta: faceva già parte del DNA. Anche mamma Federica è stata una palleggiatrice con diverse stagioni in Serie A1 tra Roma, Napoli e Modena. Con la Fincres, nel 1993, ha persino vinto una Coppa CEV.

Il destino vuole che il primo ad accorgersi di Alessandro e portarlo con sé nelle giovanili di Ravenna, un’altra città in cui c’è un sottile filo rosso che la lega al volley, sia stato Marco Bonitta. Campione del mondo nel 2002 con la Nazionale femminile, Bonitta è stato prima allenatore di Vigor e quindi di Alessandro.

Ed è stato lui a disegnargli un percorso in un ruolo diverso sia da quello di papà che di mamma: «Per il tuo futuro, se diventi opposto con il tuo fisico puoi andare lontano. Anche in Nazionale».


Estate 2021: apriti cielo

E fu così che l’estate del 2021 portò Alessandro Bovolenta alla ribalta, negli stessi mesi in cui un altro figlio d’arte di nome Alessandro, questa volta Michieletto, ha incantato nel segno del nuovo che avanza.

Il Mondiale Under 19 ha definitivamente presentato Alessandro al mondo. Quel piccoletto che durante la giornata con “Gli amici di Bovo” entrava e faceva ace, con la maglia dell’Edilcuoghi Ravenna indossata da suo padre, ora tira forte e trascina l’Italvolley e Ravenna.

Pur essendo sottocategoria, in campo con l’Under 19 nonostante i 18 anni ancora da compiere, Bovo Jr. è stato costantemente tra i migliori marcatori azzurri. I segnali già facevano presagire qualcosa di buono: in aprile, in una partita di Serie C finita al tie-break, Alessandro ha messo giù 37 punti.


«Non si molla mai!»

Alessandro è cresciuto e sta crescendo bene. Merito di una figura, quella materna, che ha avuto la capacità e la forza di capire che ai lutti e alle delusioni si deve reagire. Lei lo ha fatto soprattutto per rispetto e per amore nei confronti di Vigor, per dimostrargli che i suoi cinque doni, Alessandro, Arianna, Aurora, Angelica e Andrea, sarebbero cresciuti forti come lui sperava e sognava.

Federica si è raccontata in tanti modi. Anche attraverso il libro “Noi non ci lasceremo mai”, in cui ha raccolto la sua storia d’amore con Vigor e con cui ha voluto lanciare un messaggio di speranza: «Il 24 marzo 2012 mi si è ribaltata la vita. Ho sentito qualcosa che usciva da dentro, ma anche che entrava una luce. Perché poi uno va via, ma non va via veramente. È stata una giornata particolare, ma da quel giorno, ogni giorno, c’è il motto Lisi-Bovolenta: non si molla mai!».

«L’emozione più grande è svegliarsi ogni giorno e sapere di avere cinque maglie con il nome Bovolenta accanto a me – prosegue Federica -. Alessandro ora sta portando una maglia importante, per uno sportivo è la cosa più bella che si possa pensare. Sono sicura che anche Bovo si sta facendo un sacco di risate».


Alessandro è Alessandro

«Ho provato emozioni uniche perché giocare un Mondiale non è da tutti i giorni», ha raccontato Alessandro, parlando inevitabilmente di ciò che è stato il percorso di Vigor in Nazionale. «Di mio papà ricordo poco, ed è brutto da dire. È mancato quando avevo 8 anni e quindi di lui mi rimangono solo i ricordi. Gli insegnamenti arrivano molto da mia mamma. Ovviamente li ringrazio entrambi, sono unici tutti e due».

Recuperando e riadattando ciò che Berruto ha scritto qualche giorno fa, Alessandro gioca soprattutto per ciò che ha scritto davanti alla maglia. Quello che campeggia dietro è solo un dettaglio relativo. Pesante, ma relativo. Per tutti noi sarà sempre il figlio di Vigor, ma Alessandro ora cammina con le sue gambe. Ed è anche ciò che avrebbe voluto Vigor.