Ottobre 29, 2021

Vita da telecronista. «Far percepire momenti ed emozioni»

Alice Chiarot

Esistono telecronache che rimangono negli annali e nell’immaginario dei tifosi.

Come dimenticare quando Jacopo Volpi durante la partita che ci regalò in Grecia il secondo titolo Mondiale nel 1994 contro l’Olanda, urlò “[…] e siamo campioni del mondo! Siamo ancora una volta campioni del mondo, siamo campioni del mondo, e questa è una Generazione di fenomeni, una vera generazione di fenomeni […]”?! Fu un momento così iconico che questa definizione la utilizziamo ancora oggi.


Chiarezza, equilibrio e l’utilizzo di un linguaggio semplice

Oggi la pallavolo giocata è decisamente cambiata, ma non il suo racconto. E soprattutto, il modo di fare telecronaca nel tempo si è evoluto – tanto che da una telecronaca che in passato per lo più veniva fatta da giornalisti singoli, oggi vede in coppia un giornalista e un ex atleta a cui è affidato il commento tecnico – e si è ancor più specializzato, come in tante altre discipline.

Alla base del buon funzionamento di una telecronaca sta sicuramente l’intesa che si riesce a creare fra le voci coinvolte. Quella del giornalista si concentra sul racconto in diretta di quello che sta accadendo in campo, cercando invece di lasciare la parte di approfondimento tecnico all’ex atleta. Quest’ultimo, con un linguaggio semplice e comprensibile da tutti i telespettatori, cerca di spiegare gli schemi utilizzati dall’allenatore per contrastare gli avversari; chiarisce le indicazioni che vengono date durante i time out o le situazioni dubbie, commenta i replay, di fatto rende accessibile il linguaggio più tecnico a tutti gli spettatori, anche  agli appassionati di passaggio a cui si può in questo mondo aprire una finestra su questo sport.

Le due voci devono avere equilibrio, devono cercare di non sormontarsi ma avere un continuo confronto. E lo sanno bene, solo per citarne alcuni, nel volley Colantoni e Lucchetta, nel calcio Fabio Caressa e Beppe Bergomi, nel nuoto Tommaso Mecarozzi e Luca Sacchi, nei tuffi Stefano Bizzotto e Oscar Bertone.

O, e oggi parleremo proprio di loro, Marco Fantasia e Giulia Pisani.


Quattro chiacchiere con Giulia Pisani, commentatrice Rai

Com’è cominciata la tua avventura da commentatrice tecnica alla Rai? Cosa ti piace di questo ruolo?

È stata davvero fortuna, destino. Mai nella vita mi sarei aspettata di poter ricalcare un ruolo del genere. Proprio quando avevo male alla spalla, non riuscivo a rigiocare e volevo staccare la spina, presa la decisione di tornare a casa, mi si è presentata un po’ quest’occasione. C’era il direttore che cercava una figura femminile che ricoprisse il ruolo di commentatrice per le partite del volley di Serie A: c’è stato ovviamente un periodo di prova e poi le cose sono andate bene, i riscontri sono stati positivi.

Cosa mi piace di più? Stando fuori ti accorgi di talmente tante cose che in campo non vedi, come quando guardi la partita dalla panchina; qui però ti accorgi anche di tutto quello che c’è dietro: la preparazione della gara, l’allestimento del campo, i vari contatti con i club, ovvero le pubbliche relazioni, che ovviamente non hai quando sei giocatrice e pensi solo alla partita. Conosci tantissime persone.

E poi l’affetto della gente. Davvero per me è stato tanto quello ricevuto, delle volte anche di più rispetto a quello da giocatrice. Mi sono sempre reputata fortunata, però mi scrivono in tantissime persone, mi fermano per i complimenti, per chiedermi magari della prossima gara. Si percepisce il calore.

Come ti trovi con il tuo collega giornalista Marco Fantasia e cosa hai potuto imparare da lui, ormai navigato nel ruolo?

Con Marco abbiamo un rapporto splendido. Non è solo un rapporto di lavoro ma è anche di amicizia, soprattutto dopo l’estate trascorsa assieme; è quel qualcosa in più che ti fa avere il giusto feeling e che si può percepire anche da casa.

Di Marco mi piace un sacco la sua professionalità: si documenta, è preciso, puntuale, non va fuori dalle righe. La nostra telecronaca davvero si alimenta e si concentra su tutto quello che avviene in campo, cercando i dettagli, cercando di capire che cosa sta succedendo in quel momento, oltre che lui a dare tantissime informazioni per quanto riguarda poi l’extra, ad esempio la carriera.

A chi ti ispiri per questo ruolo?

A me piaceva tantissimo Lorenzo Bernardi quando faceva le sue telecronache, perché sembrava fosse come un corso per allenatori. Mi ascoltavo molto le sue telecronache. Adesso invece non c’è un modello in cui mi ispiro, ma cerco magari di prendere anche dagli altri miei colleghi delle parti che possono essere un qualcosa in più. Facendo questo di lavoro, adesso faccio più attenzione anche a tante altre cose.

Il supporto del commento tecnico cosa secondo te può o potrebbe aggiungere ad una telecronaca sportiva?

La vivo molto dal mio ex ruolo, ovvero il centrale. Dovevo sempre fare molta attenzione agli schemi di gioco per cercare di anticipare le uscite del palleggiatore, e secondo me è importante portare a casa qual è la tattica, qual è il perché si fa un determinato schema, che cosa sta facendo la squadra avversaria per ostacolare quello schema. In pratica far capire come stanno giocando le due formazioni per cercare di vincere una contro l’altra.

Penso che sia questo un po’ il senso della mia telecronaca: far percepire i momenti. Come mai, ad esempio, Conegliano il primo set lo ha perso in quel modo e poi è venuta fuori. E far percepire anche le emozioni. Le giocatrici non sono macchine, ma ragazze che percepiscono molto e hanno molto da dire e da fare.

Come vedi la nuova stagione che è cominciata e quali squadre reputi favorite per il titolo finale? Conegliano, Novara e Monza. Sono queste le tre formazioni che vedo possano ostacolarsi per il raggiungimento dell’obbiettivo campionato. Per quanto riguarda invece tutto il resto, come già dichiarato, vedo un campionato che si sta alzando ancora più di livello, dove le squadre già forti si sono rinforzate. Vedo tre blocchi: una prima fascia, una fascia media e una fascia un po’ più bassa. Ci sarà sicuramente una sorpresa di questo campionato come spesso è successo, ad esempio l’anno scorso Chieri era un po’ una mina vagante, ma ad oggi non riesco ancora a dirti chi potrebbe essere.