Vita da centrale. «Una lotta tra concentrazione e frustrazione»
Abbiamo cominciato il nostro viaggio nei ruoli della pallavolo concentrandoci sul libero. Col supporto del ministro della Difesa, Salvatore Rossini, abbiamo cercato di capire il lavoro mentale dietro questa figura.
Oggi invece ci soffermeremo sulla figura del centrale: uno dei ruoli più sottovalutati, per complessità, della pallavolo.
Senza la sua presenza a muro, la capacità di lettura del gioco avversario, senza la sua rapidità, la squadra sarebbe alla mercé degli attacchi nemici.
E un muro può davvero fare la differenza. Non solo i muri punto, quelli che contano nelle statistiche; ma anche (e soprattutto) quelli appena toccati, smorzati, resi disponibili alla difesa per costruire e contrattaccare.
Il centrale della pallavolo: un ruolo in costante evoluzione
Come abbiamo già visto, l’introduzione del libero a inizi anni ’90 scombussolò non poco la pallavolo tradizionale.
Fino a quel giorno il centrale era stato un ruolo molto versatile, abile in tutti i fondamentali; costretto com’era a giocare anche in seconda linea.
La strada della specializzazione dei ruoli era già iniziata negli anni ’90, ma il libero diede una spinta definitiva.
Quel passaggio sancì l’inizio di una nuova era di centrali con caratteristiche simili a quelle che conosciamo oggi: giocatori altissimi e longilinei, abili a tenere la posizione a muro ed esplosivi negli attacchi di primo tempo, dalla grande rapidità negli spostamenti laterali.
Muro, attacco e servizio divennero i fondamentali su cui concentrare la stragrande maggioranza delle attenzioni. A scapito degli altri.
Un esercizio di concentrazione
Nonostante il centrale sia uno dei ruoli su cui si ironizza di più, soprattutto per la nota goffaggine in palleggio e ricezione, la capacità per eccellenza di questo tipo di giocatore è il fatto di saper mantenere la concentrazione per tutta la durata della partita.
Avete presente quegli attaccanti che devono essere “messi in ritmo”? Che se non schiacciano almeno un Mikasa ad azione non si sentono in palla? Ecco, il centrale non se lo può permettere.
Quando ha terminato il proprio turno in battuta, lascia posto al libero e va a sedersi in panchina; la sua permanenza lì può variare a seconda della durata degli scambi di gioco, ed è per questo che un buon centrale deve essere in grado di farsi trovare sempre pronto, reattivo e concreto quando è il proprio turno di tornare in campo.
Altra capacità propria di questa posizione è l’abilità di leggere il gioco avversario, fondamentale per capire dove spostarsi per murare più efficacemente; in particolare nell’alto livello, dove i decimi di secondo fanno la differenza tra un muro toccato e uno mancato.
A questa capacità si uniscono poi ottimi riflessi. Questi tre elementi combinati assieme permettono al giocatore di leggere al meglio delle proprie possibilità cosa avviene dall’altra parte del campo ed essere presenti anche nel caso di soprese, come ad esempio attacchi di seconda da parte del palleggiatore avversario.
Quattro chiacchiere (semiserie) con Daniele Mazzone, centrale di Modena Volley
Come sei arrivato a giocare in questo ruolo? È qualcosa che hai scelto o è capitato?
È successo per caso perché, quando ho cominciato a giocare in prima media, come spesso accade, ti mettono lì in base all’altezza. In particolare quando la tua società non ha una prima squadra di alto livello, come poteva essere nel mio caso Cuneo. Io ero alto e secco, più secco che alto in realtà, e quindi mi hanno messo al centro.
Sono rimasto in quel ruolo dall’Under 14 fino ad adesso: ho provato in piccoli sprazzi di tempo a diventare opposto, ma invano; soprattutto perché ero un po’ scoordinato e fisicamente indietro rispetto ad altri. Magari più in là con il tempo ce l’avrei fatta, ma allora i miei sforzi non ripagavano. Oggi invece, quando succede che manca un opposto e mettono al suo posto uno dei centrali, mi riesce decisamente meglio.
Cosa ti piace di più di questo ruolo e cosa invece, se potessi, cambieresti?
A differenza di altri ruoli, come l’opposto e lo schiacciatore, mi piace il fatto che ti trovi a fronteggiare sotto rete il tuo rivale di ruolo. Essendo uno sport che funziona a specchio, gli schiacciatori e gli opposti si ritrovano a parti invertite davanti alla rete e la sfida tra i ruoli arriva in maniere indiretta. Noi centrali invece ci troviamo esattamente davanti; e quindi diventa una sfida, a muro e in attacco, molto più accesa e molto più sentita.
Per il resto, e adesso arriviamo alle parti negative, è un ruolo la cui inclusione dipende molto da fattori esterni, come ad esempio la ricezione; anche ad alto livello, con i battitori che tirano delle vere sassate, il più delle volte la ricezione è molto staccata da rete, più lontana di tre metri, ed è quindi difficile essere subito coinvolti nel gioco.
Anche a muro, spesso gli attaccanti avversari sanno che su palle scontate il centrale è il muratore più forte; quindi fanno il possibile per non tirarti addosso.
Magari si passano giri interi a eseguire decine di salti e non toccare mai la palla, né in attacco né a muro. E questo spesso è frustrante.
Nel tuo percorso da atleta, c’è uno sportivo che tieni a modello? Perché proprio lui/lei?
In realtà non ho un vero e proprio idolo, come lo chiamano alcuni. Ho vari modelli che, più che ammirare, studio; perché sanno fare delle cose ben specifiche meglio di chiunque altro. E quindi, guardando loro, posso migliorarmi anche io.
Per esempio nell’attaccare le palle staccate da rete, o aggiustare quelle alzate male, secondo me Sebastian Solé è il numero uno; insieme a Lucao, che con quel suo braccio riesce a rimediare a tutto. Poi c’è Dragan Stanković, punto di riferimento per quel che riguarda la velocità del braccio. C’è Srecko Lisinac, molto interessante per l’angolo che prende rispetto al palleggiatore quando esegue la rincorsa d’attacco.
Ci sono vari punti di riferimento, vari giocatori che fanno specifiche cose meglio di tutti gli altri. E quindi mi risulta comodo e utile guardarli, studiarli per apprendere questi particolari.
Verso il ruolo del centrale si scatenano battute e meme di tutti i tipi. Cosa vuoi dire per “difendere” la vostra categoria?
Purtroppo mi duole ammettere che sono meme giusti.
La pallavolo moderna è una pallavolo in cui c’è alta specificità dei ruoli e dei fondamentali e il centrale, soprattutto nel palleggio e nel bagher, viene raramente coinvolto. Naturalmente, meno ci si allena su certi fondamentali e meno li si sa fare. È anche vero che a volte vengono presi due pesi e due misure; spesso si vedono palleggiatori che bucano la palla e il fallo di doppia non viene mai fischiato, mentre quando i centrali si preparano per palleggiare, l’arbitro ha già il fischietto in bocca.
Purtroppo è così che funziona. Ma è anche vero che abbiamo nelle nostre mani la facoltà di capovolgere la situazione, dando prova di saper fare queste cose il più delle volte.
Purtroppo il centrale è una razza bistrattata. Se si pensa al fondamentale del muro, quando non è chiuso e l’attacco avversario passa in mezzo, l’errore viene sempre dato al centrale. Ma magari è stata la guida (ovvero il palleggiatore o lo schiacciatore, che con la sua posizione dà al centrale il punto di riferimento a cui affiancarsi) che ha sbagliato dove partire. Capita che la guida salti nel punto sbagliato e ci costringa a lasciare lo spazio, altrimenti l’avversario tira una diagonale stretta nel metro e fa il punto della gloria.
Quindi, nel caso in cui ci si continui a fare questo tipo di trattamento nei confronti dei centrali, bisogna apportare dei rimedi drastici. Ora è nata l’associazione dei pallavolisti. Potremmo fondare anche un’associazione dei centrali, per far vale le nostre ragioni contro il maltrattamento.
Il ruolo del centrale è un ruolo che consiglieresti ai giovani pallavolisti? Perché?
Assolutamente no. Peggio che vi può andare, potete solo fare il libero. Ma il centrale, dopo il libero, già solo se si guarda dal punto di vista venale, è il ruolo meno pagato, quindi anche lì cascate male.
E poi siete troppo succubi di quello che vi accade intorno. Certo, avete poi la possibilità di scaricare la colpa sugli altri del fatto che giocate poco e siete poco coinvolti, il che non è male.
A parte gli scherzi, io cercherei di puntare a imparare bene tutto. Ogni fondamentale. Poi a scegliere il ruolo migliore non sarete tanto voi quanto il vostro fisico, le vostre caratteristiche e attitudini. Nel mio caso, a malincuore, purtroppo è il centrale; me lo tengo, e cercherò di portare avanti la causa di noi pallavolisti bistrattati.