Michele Pasinato, il bombardiere di provincia che fece grande Padova
Se n’è andato il “Paso” Michele Pasinato, uno dei più grandi opposti della storia italiana, protagonista del volley anni 90
Se eri un ragazzino negli anni 90, ed eri di Padova, quel nome lo hai sentito tante volte. Michele Pasinato.
Di base era il nome di uno dei grandi protagonisti del nostro volley; dell’attaccante che più di tutti in campo fece sì che quella che era da sempre una squadra, una società minore, un vaso di coccio tra vasi di ferro, cominciasse ad accarezzare un sogno diverso.
Il “Paso” era quel bombardiere. È stato uno dei più forti opposti della sua generazione e della storia italiana in generale. 196 cm, per 85 kg, magro ma forte, fisico da boscaiolo, da contadino, di quelli che nella sua Cittadella avevano fatto il miracolo del Nord-est.
Di loro Michele aveva la disciplina del lavoro, il modo di fare concreto e instancabile in campo, in cui fu un grandissimo protagonista della Golden Age del volley italiano. Nel periodo in cui i Fenomeni di Velasco riscrivevano la storia di questo sport, Michele si fece conoscere pian piano, nella Pallavolo Padova (all’epoca nota come Petrarca Padova) che sotto il Professor Prandi prima e di Carmelo Pittera poi, a partire dalla fine degli anni 80 fino alla prima metà dei 90, si segnalò come la rivelazione della Lega Pallavolo Serie A.
Padova in quegli anni era la culla di talenti che avrebbero fatto la storia di questo sport e ogni tanto arrivava anche più di un nome già affermato, che rese il San Lazzaro (oggi Palafabris) uno dei posti in cui si giovava la miglior pallavolo. Penso a Meoni, a Grbic, a Sapega, Giovane Gavio, Tofoli, Fei, Bertoli, De Giorgi..e tanti altri che hanno vestito la casacca bianconera negli anni.
Lui, Michele Pasinato, qui scrisse la sua storia di atleta, di opposto che al servizio e in attacco era letteralmente un’Ira di Dio. Ma che soprattutto non mollava mai, non si dava mai per vinto, con la testardaggine tipica di quello che era sicuro, se lo sentiva, che dai e dai qualcosa dal raccolto sarebbe arrivato finalmente.
Dal 1988 al 1999 Michele riuscì a ritagliarsi il suo spazio anche nella Nazionale italiana, in un’epoca che sa solo Iddio quanti fenomeni e fuoriclasse ci stavano per il posto 2. Se non è stato sempre titolare, è solo perché ha dovuto giocarsi il posto con tutti i vari Andrea: Zorzi, Giani, Sartoretti.
Eppure le presenze furono 256. E fu l’uomo che mise a terra punti importanti, come l’ultimo del tie break dei Campionati Europei di Atene 95 contro l’Olanda.
Fu tra gli uomini che alzò l’oro ai Mondiali di Tokyo 98. Senza dimenticare le sei vittorie nella World League e la Coppa del Mondo. Pasinato è stato un po’ il Dario Hubner della pallavolo italiana, il bombardiere della Provincia, che portava con sé la dimensione antica, diametralmente opposta a quella più sfavillante e divistica (volendo) di altri giocatori e fuoriclasse di quegli anni.
A Padova l’apice del percorso fu il quarto posto nel 1990, e soprattutto la vittoria della CEV nel 1994, l’ultimo suo anno del primo ciclo in quel di Padova, centrata contro il Samotlor dopo ben 4 tentativi andati a vuoto. Anche grazie a lui, in quegli anni, i derby contro la grande Sisley Treviso, diventarono battaglie apertissime, spettacoli che riempivano il palazzetto. Poi sarebbe stato protagonista nella Gabeca, alla Piaggio Roma, ma sarebbe tornato per chiudere sempre nella città di Sant’Antonio, dove mise giù gran parte di quei 7349 punti in 297 partite, che ne fanno uno dei migliori marcatori di sempre del nostro campionato.
Se si conta solo la Regular Season, ancora nessuno ha pareggiato i suoi 7031 in 280 match, quasi tutti ottenuti con quelle sue diagonali imprendibili, quei mani out di cattiveria, quei servizi che lasciavano fermo come un manichino. Dopo il ritiro si era messo ad allenare nel padovano, spesso lo si vedeva lì, in panchina, con il suo fare discreto ma concreto. Che ha ispirato diverse generazioni di ragazzi.
Con lui oggi, scomparso dopo aver lottato a lungo contro un male che purtroppo non è riuscito a sconfiggere, se ne va uno dei più grandi pallavolisti italiani di sempre. Un esempio di umiltà, rigore, amore per questo sport, che ebbe in lui uno dei protagonisti assoluti di un’epoca irripetibile.