Callipo Jr. si racconta: «lo, ex-palleggiatore con l’amore per Vibo Valentia»
Pane, amore e pallavolo. Parafrasando il film di Luigi Comencini. Tre parole utili per descrivere Filippo Maria Callipo e la sua infanzia, vissuta attorno a quella squadra di volley di Vibo Valentia su cui suo papà Pippo aveva cominciato a credere tanti anni prima.
Filippo Maria Callipo, 27 anni, per molti addetti ai lavori e non solo è il nuovo che avanza. Ma lui non si sente la responsabilità di diventare un punto di riferimento per la nuova classe dirigenziale chiamata a gestire un campionato “pesante” come la SuperLega italiana: «Faccio ogni cosa con passione e ce la metto tutta a fare del mio meglio. Non ci si deve sentire innovatori a tutti i costi. Nascono idee e le idee diventano novità. Ma una persona non deve sentirsi obbligata a portare novità. Il nostro è un movimento molto complesso e tradizionalista, in cui bisogna sapersi destreggiare per far bene».
Una SuperLega sempre più importante, che continua a stringere nuovi accordi commerciali: «Quest’anno, con il nuovo accordo con Volleyball World abbiamo cominciato un processo che ci porterà a rinnovare totalmente il modo di pensare e vedere la pallavolo. Questo è un anno di transizione, ma sicuramente già dalla prossima stagione mi aspetto delle grandi novità. Si tratta di una piattaforma che punta tantissimo sul nostro campionato che è, detto dagli esperti, il migliore al mondo. Sono convinto che ci daranno manforte e qualità. Cosa bisogna migliorare? Loro sono dei top nel settore, ma dalla parte nostra dobbiamo quantomeno essere allo stesso livello, attrezzarci per fornire loro i giusti contenuti. In modo che possano dare maggior respiro al movimento pallavolistico italiano. Noi siamo il prodotto e loro il mezzo attraverso cui viaggia. Ma se il prodotto rimane lo stesso, si rischia di avere due velocità diverse».
Un amore per la pallavolo che, come accennato, è cominciato fin da subito: «Mi sono avvicinato sin da bambino, da tifoso. La nostra società ha mosso i suoi primi passi in Serie C. Non ricordo benissimo quei campionati, ma ricordo la nostra prima trasferta organizzata come tifoseria, a Bronte. Più cresceva la serie e più entravamo a far parte dell’ambito societario. È stato amore fin da subito. Ai tempi ero un bambino, non percepivo la questione sponsorizzazione. Era tutto per le domeniche al palazzetto, per le vittorie, per il tifo. La vivevo con uno spirito differente rispetto ad oggi. Mi sono avvicinato così, poi sono stato anche giocatore. Sono entrato nel settore giovanile della nostra società, con l’Under 14 abbiamo vinto il campionato nazionale. E una passione che ho portato con me all’Università. Ho studiato a Milano, comunicazione in Cattolica. A Milano non ho abbandonato questa passione. Sono stato palleggiatore, poi mi sono lanciato come libero per sopperire alle assenze della mia squadra».
Qualche idolo del passato? «Da ex-palleggiatore ce n’erano tanti che stimavo. Il mio idolo era Vermiglio. Ma quelli erano anche gli anni di Ricardinho. Anche oggi ci sono tanti grandi palleggiatori, ma in quel momento avevano un ruolo di maggior importanza. Ora magari lo schiacciatore o l’opposto, che mettono tanti palloni a terra, sono maggiormente considerati».
Qualche idolo del presente? «Fino ad ora mi ha impressionato Nishida. Ha ancora tanto da far vedere secondo me. Non ha subìto l’impatto con il campionato e ha dimostrato di avere una grande professionalità. Avrà grandi soddisfazioni nel prosieguo del campionato».
Baldovin in una parola: «Un sergente. Molto rigoroso, serio, che ci tiene a quello che fa. A primo impatto, ciò che trasmette è serietà, che ben si sposa con il nostro modo di vivere la pallavolo. I risultati della scorsa stagione ci hanno aiutato molto. Si è parlato bene della nostra squadra e del Club, anche in ambito internazionale. Una società longeva, ma come sempre sono i risultati che danno lustro».
Tanti talenti nel passato di Vibo. Competenza e capacità nello scegliere prospetti interessanti e convincerli ad accettare: «Nishida lo abbiamo seguito da lontano, non ci siamo catapultati all’ultimo come invece hanno fatto altre società. Lui non ha avuto dubbi a sceglierci perché abbiamo creduto per primi nelle sue capacità. Con il Brasile, poi, abbiamo un rapporto speciale. Tutti i ragazzi brasiliani si portano bellissimi ricordi. Rafa, Murilo, Felizardo, Dentinho. Davvero tanti. Quando chiedono informazioni, non ci pensano due volte a spostarsi qui a Vibo».
Uno sguardo al futuro: dove sarà la Tonno Callipo tra cinque anni? «La nostra non è una società che al momento si può permette di stare nella fascia alta. Mi auguro possa rimanere nelle prime quattro o cinque come l’anno scorso. Il nostro intento è sempre quello di allestire squadre che possono dire la loro durante il campionato. Cerchiamo sempre atleti che siano convinti di venire a Vibo e che possano dare un apporto importante alla squadra. Nonostante la nostra volontà, è difficile trattenere qui i vari fuoriclasse che passano. È inutile nascondersi, molti preferiscono stare in grandi città dove ci sono più possibilità e offrono di più. L’obiettivo nei prossimi 5 anni è di scoprire nuovi talenti, come fatto in passato, e cercare di raggiungere bei successi. Quest’anno ci stiamo riprovando. Abbiamo atleti che possono sorprendere».