Ecco a voi Paolo Porro, palleggiatore dell’Italia U19 campione del Mondo
«Ci si sente bene. Molto bene».
Poche parole per spiegare una sensazione enorme: quella di stare seduti in cima al Mondo.
Siamo felici di presentarvi Paolo Porro, che nei giorni scorsi ha trionfato al Mondiale Under 19 e ha vinto il premio come miglior palleggiatore della competizione.
Paolo detto “Paolino”, perché fin da piccolo non è mai stato tra i più massicci della sua squadra. Eppure ha sempre compensato questo divario con una tecnica micidiale. Di quelle che ti fanno schiumare di rabbia quando ci giochi contro, perché tra un punto e l’altro ti chiedi come diavolo sia possibile farsele suonare da un ragazzino di quella taglia.
Paolo viene da Genova e gioca nel Volley Treviso. «Il prossimo anno sarò in serie B». È il più grande di tre fratelli cresciuti letteralmente col pallone in mano; un’infanzia trascorsa a sfidarsi in casa, in palestra, sulla sabbia del campo da beach. Luca, il mediano, gioca martello e quest’anno è stato capitano della Nazionale Under 17. Simone, il più piccolo dei tre, ha appena 12 anni ma ha spavalderia da vendere e, siamo sicuri, verrà anche per lui il momento di dimostrare il proprio valore.
«Adesso giocare contro Luca è un po’ difficile perché ormai è più alto di me» scherza Paolo.
I fratelli Porro sono una delle ragioni che ha portato la Colombo Volley Genova a dominare in Liguria a livello giovanile e a vincere ben due scudetti Under 14 consecutivi. Un risultato fino a qualche anno fa impensabile per una regione sottile e priva di squadre di serie A.
La vittoria del Mondiale Under 19 è la scintillante punta di un iceberg che nasconde, sotto la superficie, un lavoro lungo e faticoso. Mentre noi leggevamo libri al sole, passeggiavamo in montagna o sorseggiavamo calici di Spritz, i ragazzi erano chiusi in palestra.
«Con la squadra siamo stati via tutta l’estate, tre mesi, allenandoci ogni mattina e pomeriggio – racconta Paolo -. Abbiamo giocato tante partite e trascorso tanto tempo insieme. È stato fondamentale soprattutto per me, come palleggiatore, per trovare l’intesa con compagni che non avevo mai incontrato».
Qual è l’aspetto più difficile della vita da atleta, per ragazzi giovani come voi?
«Probabilmente conciliare il lavoro in palestra con la scuola – risponde Paolo -. Purtroppo non sono mai stato uno studioso appassionato, ma il problema è proprio il riuscire a trovare il tempo materiale per studiare».
Hai un ringraziamento particolare da fare?
«Sì, ringrazio tutti quelli che ci hanno aiutato, che ci hanno sostenuto sia dagli spalti che da casa. Siamo costretti a viaggiare tanto e a passare tanto tempo in palestra, ma il supporto si sente».