La generazione di fenomeni cubana che il mondo non vedrà mai giocare
C’è una Nazionale cubana che non vedremo mai giocare. E avrebbe potuto fare la storia del nostro sport.
Ci giocherebbe Osmany Juantorena della Lube Civitanova, autentico fenomeno naturalizzato italiano. Per quattro volte in carriera è stato votato Mvp del Mondiale per club. L’ultima, nell’edizione 2017 appena disputata, addirittura da sconfitto.
Ci giocherebbe Yoandy Leal del Sada Cruzeiro, Mvp dell’edizione 2015 della manifestazione.
Ci giocherebbe Robertlandy Simon, centrale trentenne che tutta Italia ricorda per le sue prestazioni mostruose con la maglia di Piacenza, in coppia con un allora giovanissimo Luciano De Cecco.
E ci giocherebbe Wilfredo Leon dello Zenit Kazan. Un ragazzo che pare destinato a diventare il più forte schiacciatore al mondo (se già non lo è, si intende).
È alto due metri. Gioca di banda. Non eccelle in ricezione, ma compensa largamente con una prepotenza incredibile in fase di attacco. A 24 anni ha già tre Champions League in bacheca e un Mondiale per Club, l’ultimo.
È stato di recente naturalizzato polacco, a seguito del matrimonio con Malgorzata Gronkowska.
Eppure tutti questi giocatori sono stati estromessi dalla Nazionale cubana per la stessa ragione: hanno scelto di fare esperienza all’estero, in altri campionati. A Cuba non è consentito.
Tutto questo ha origine dalla decisione del Ministro dello sport cubano, presa dopo le Olimpiadi di Sydney, di bloccare i trasferimenti. Cuba era andata male e la colpa era stata data ai campionati stranieri, come quello italiano, che avrebbero stressato troppo i giocatori. Almeno questa era la scusa ufficiale, che forse ne nascondeva una più politica.
Gli atleti organizzarono vere e proprie fughe, abbandonando i ritiri. Si crearono situazioni paradossali, come quella vissuta dall’ormai italiana Tai Aguero: nel 2008 il governo cubano non le concesse nemmeno il visto per rientrare a Cuba a visitare la madre morente.
Se da una parte un tale situazione lascia sbalorditi, dall’altra bisogna riconoscere il valore della storica scuola cubana: una nazione di soli 11 milioni di abitanti che è riuscita a sfornare talenti con impressionante continuità.