Gennaio 25, 2021

Italia alle Olimpiadi senza inno e bandiera. Ci dobbiamo preoccupare?

Tommaso Dotta

Aggiornamento: il consiglio dei ministri, riunito oggi alle 10, ha approvato il decreto legge sull’autonomia del Coni. L’ultimo giorno possibile.


Secondo il quotidiano Repubblica il Cio, il Comitato internazionale olimpico, avrebbe già deciso: sospenderà il Coni. La comunicazione dovrebbe giungere questo mercoledì 27 gennaio.

La conseguenza è che gli atleti azzurri dell’Italia dovranno gareggiare sotto la bandiera “neutrale” alle Olimpiadi di Tokyo, al via il prossimo 23 luglio (Covid permettendo).

Non potrà sventolare il tricolore. Non potrà essere suonato l’Inno di Mameli.

Una vergogna mondiale.

Una punizione riservata alla Russia per il doping sistematico messo in atto da ministri, dirigenti e allenatori su oltre mille atleti di 30 discipline diverse, iniziato nel 2011.

A meno che il governo non pubblichi per tempo uno specifico decreto legge per uscire dall’impaccio.

Ma cosa ha combinato l’Italia per meritarsi tutto ciò? E quali potrebbero essere le soluzioni?


Il motivo della possibile squalifica

La causa risiede nella riforma dello sport attuata dal governo Lega – M5S di due anni fa.

La riforma, voluta dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti, di fatto ha cancellato l’autonomia del Coni dalla politica. Ha attribuito al governo in via definitiva la delega a intervenire sull’ordinamento sportivo, anche con il riordino dello stesso Coni.

 Il Comitato internazionale olimpico si è da subito opposto a questa visione, sottolineando come lo sport dovrebbe essere gestito da “un’organizzazione autonoma e legittimamente indipendente”.

Lo scorso 14 ottobre 2020 Thomas Bach, presidente del Cio, ha scritto a Giuseppe Conte chiedendo un intervento urgente “nel miglior interesse del movimento olimpico italiano e dei suoi atleti”. Il 2 dicembre altra lettera.

In risposta sono arrivate rassicurazioni, promesse, parole, ma nulla di ufficiale.

Il 30 dicembre è stata approvata la legge di stabilità: non c’è traccia del decreto sul Coni, nonostante la mediazione del suo presidente Malagò.

Ecco come rischia di doversi presentare la delegazione italiana


Quanto ci dobbiamo preoccupare?

Ma davvero il Cio fa sul serio? Oppure si tratta di un bluff per forzare la mano e costringerci a prendere una decisione?

Sì, molto probabilmente la decisione del Cio arriverà per davvero questo mercoledì, con tanto di squalifica.

Questa enorme figuraccia si può ancora evitare. Il premier Conte dovrebbe convocare un Consiglio dei ministri entro 24 ore e approvare un decreto legge che sancisca indipendenza e autonomia del Coni.

Sappiamo però come, in queste settimane, Giuseppe Conte e l’intero governo siano in altre faccende affaccendati.

No, la decisione per nostra fortuna non sarà definitiva. L’Italia potrà chiedere il ritiro della sanzione approvando il decreto prima dell’inizio dei Giochi estivi.

La questione, però, merita attenzione urgente. In ballo non c’è solo l’Italia alle Olimpiadi di Tokyo, con il movimento della pallavolo che ha visto qualificarsi sia la squadra maschile che quella femminile. Non c’è solo il beach volley, con Daniele Lupo e Paolo Nicolai pronti a partire.

C’è anche la credibilità dell’organizzazione di Milano-Cortina, i Giochi invernali che la nostra nazione ospiterà nel 2026.


Abbiamo chiesto un parere a Riccardo Crivelli, giornalista della Gazzetta dello Sport.

«Fa veramente male pensare che alle Olimpiadi di Tokyo l’Italia possa essere senza bandiera e senza inno. In pratica gli atleti gareggeranno per sé stessi e non per il loro paese; anche se poi ovviamente le medaglie saranno conteggiate all’Italia, e ci mancherebbe. Soprattutto fa male vedere che per semplici beghe politiche, contrapposizioni ideologiche, si rischi di privare centinaia di nostri atleti del piacere, dell’orgoglio di gareggiare sotto una bandiera».

«Ovviamente la speranza è che queste 24 ore possano portare consiglio, ma è molto difficile che si riesca ad arrivare a un compromesso dopo che per due anni si è andato avanti a litigare su ogni virgola di quel decreto che avrebbe dovuto riorganizzare lo sport italiano. Io capisco le esigenze del governo di avere la possibilità di agire sullo sport di base, ma lo sport ad alto livello sicuramente deve essere gestito da un ente come il Coni che riesce a farlo da più di 70 anni. Sono litigi che purtroppo non si basano su una visione, su una prospettiva, ma sulla rivalsa di uno contro l’altro. È questo che fa più male e che gli atleti non si meritano».

«Sarebbe poi un colpo pesante sulla capacità organizzativa dell’Italia, col rischio che ci vengano tolti i finanziamenti per i Giochi invernali di Milano-Cortina. In questo momento siamo equiparati a paesi con gravi intromissioni della politica nello sport come Russia e Bielorussia. Spero davvero in un sussulto di dignità delle istituzioni».