Da zero a eroe. Yuri Romanò ha lasciato parlare il campo
«Non mi sento cambiato. Di diverso, forse, c’è solo la consapevolezza nei miei mezzi. È bello sentirsi chiamare “Campioni del Mondo”, ma lo lasciamo dire agli altri. Noi non ce lo ripetiamo troppo».
A dirlo è Yuri Romanò, atleta Mizuno: la sorpresa più miracolosa di un’Italvolley che ha superato ognpronostico. Vincitore di un Europeo e di un Mondiale ancora prima di ottenere un posto da titolare in serie A maschile. Un ragazzo di 25 anni che per tutta la carriera ha dovuto andare oltre le aspettative nei suoi confronti.
Al momento della pubblicazione della lista dei convocati per i Campionati Europei 2021, tanti appassionati di pallavolo hanno dovuto cercare su Google chi fosse quel tale Yuri Romanò che coach Fefé De Giorgi aveva voluto in rosa. Per poi scoprire che giocasse in serie A2.
«Ricordo il momento della convocazione degli Europei dell’anno scorso. Ero al mare, avevo prenotato le vacanze da poco. Mi hanno chiamato per andare a Cavalese ad allenarmi con Fefè. Ovviamente ero contento, ma pensavo di dover andar lì mentre la Nazionale era alle Olimpiadi, per poi tornare a casa una volta che fossero tornati i “titolari”. Non c’è stato un vero momento in cui ho capito di essere in squadra, ma una serie di eventi. Io andavo alla grande, Ivan (ndr. Ivan Zaytsev) si era operato, Nello (ndr. Gabriele Nelli) non stava bene. Ad un certo punto ci siamo trovati io e Giulio Pinali, eravamo solo noi. E abbiamo realizzato ciò che stava succedendo: è stato bello».
«Mi hanno chiesto in tanti cosa ho pensato quando sono entrato in campo nel quarto set della finale degli Europei. La verità è che non ho pensato a niente. Me la sono goduta e basta. Nei momenti di pausa, come durante i videocheck, mi fermavo a guardare intorno: un’arena piena, migliaia di persone a tifare a favore o contro. Noi atleti viviamo per momenti come questi».
«Sento ancora adesso qualche compagno di squadra di calcio e compagni di scuola; purtroppo è difficile vedersi. Mi seguono, anche se la pallavolo non è la loro passione. È una sensazione strana perché, avendo iniziato pallavolo tardi ed essendo arrivato ad alti livelli ancora più tardi, quando uscivo con loro ero nelle giovanili o al massimo in serie B. I professori mi dicevano: “Meglio se ti alleni un po’ meno e studi di più” perché non è che fossi un genio. Sarebbe bello tornare da tutti loro con la medaglia».
«Quando hanno dato a Bartosz Kurek il premio di Miglior Opposto del Mondiale, un po’ avevo sperato di essere io. Ma lo capisco: avevamo tutti negli occhi la finale in cui era uscito dal campo, ma il premio era sul Mondiale intero. Che Kurek sia il miglior opposto al mondo c’è poco da dire. Quando è salito sul palco mi ha guardato, mi ha fatto un gesto. Poi dietro il podio, aspettando la premiazione, eravamo di fianco ai polacchi. Mi ha visto, è venuto a darmi la mano, ha detto: “Sei stato tu il miglior opposto”. In quel momento ero più contento di quel riconoscimento che del premio».
«Io, Mosca e Michieletto siamo tifosi dell’Inter appassionati. Forse troppo. Ci siamo messi a guardare il derby tra Inter e Milan prima della partita del Mondiale con Cuba. Il derby era alle 18, noi giocavamo alle 21. Ricordo che avevamo merenda pre partita proprio alle 18; siamo scesi un quarto d’ora prima per tornare su veloce in camera e vedere l’inizio. Siamo partiti dall’hotel che mancavano 10 minuti alla fine. In pullman abbiamo guardato il resto al telefono. Abbiamo anche rischiato che lo stato d’animo ci influenzasse poi nella partita. Ma abbiamo vinto, quindi alla fine è andata bene».
«Mia madre mi costringe spesso a buttare via paia di scarpe. Io non vorrei mai scegliere quali tenere e quali no. La maggior parte non le metto più ma son tutte diverse, tutte belle; alcune hanno ricordi speciali. Ad esempio quella che ho indossato quando ho realizzato il record personale di punti. Anche se non le guardo mai, mi da sicurezza averle nell’armadio. Terrò sicuramente quelle che avevo ai piedi al Mondiale».
«Sono anche io un gamer, come molti nella nostra Nazionale. Io sono appassionato di Formula 1. A casa ho il volante: comprerò presto una postazione ancora più seria, ma in Nazionale non posso portarmela. Confermo quanto ha detto Galassi: Francesco Recine a Mario Kart è imbattibile. Ho iniziato ora a giocarci con loro alla Gas Sales Bluenergy Piacenza, ma con lui non c’è storia».
Anche a Piacenza, come in ogni altra tappa del suo viaggio sportivo, ci si chiedeva se Yuri Romanò sarebbe stato all’altezza del compito. O se, invece, gli sarebbe stato preferito nel ruolo di opposto lo schiacciatore Leal.
Ancora una volta, Yuri ha lasciato parlare il campo: 25 punti all’esordio contro Verona, col 55% in attacco. 16 punti e premio di MVP dell’ultima vittoria in trasferta a Siena.
«Gli ori che tengo al collo durante le partite? Una collana me l’hanno regalata i mei. Una la mia ragazza. Una era di mio nonno, che è mancato. Sono sempre con me, in campo e fuori. Davvero non saprei quale togliermi».