«Chiudere una palestra è come chiudere una scuola»

Luca Lovelli

La paideia è un modello pedagogico dell’antica Grecia in base al quale l’istruzione di bambini e ragazzi era affiancata da una formazione etica, spirituale e anche sportiva.

Un termine caro a coach Mauro Berruto, bronzo olimpico con la Nazionale maschile a Londra 2012 che in Grecia, quella moderna, ha pure allenato.

Berruto pallavolo
Mauro Berruto nelle vesti di ct della Nazionale maschile

Abbiamo chiacchierato con il filosofo del volley italiano per analizzare la situazione drammatica che migliaia di società, tecnici e atleti di qualsiasi livello stanno vivendo a causa della mancata assegnazione delle strutture sportive scolastiche dopo l’emergenza sanitaria.

«Una criticità che riguarda non solo il nostro sport, ma anche tutte le altre discipline indoor in palestra», ci tiene a sottolinere.

«Il meteorite sullo sport italiano era caduto già da tempo, ma non serviva nessuna profezia per capirlo – prosegue -. Si tratta solamente di leggere il contesto nel quale viviamo. Tutto è partito dalla forte contrazione del flusso economico che tiene in vita le società sportive di base insieme a quello delle famiglie, che rappresentano un salvadanaio fondamentale per la ripartenza. Di crisi economiche in passato ce ne sono però già state tante e lo sport in qualche modo era sempre stato in grado di uscirne».

«UNO SFRATTO EPOCALE»

Da qui, l’allenatore torinese ha poi allargato le proprie riflessioni al contesto politico e sociale del momento.

«Se è vero che il tema delle concessioni delle palestre scolastiche è sempre stato spinoso anche in passato, la situazione si è ora esasperata. Lo sport italiano ha subito lo sfratto più epocale dal secondo dopoguerra. All’inizio si pensava che questi spazi fossero quasi tutti destinati all’allestimento di aule, ma solo in pochi casi è stato così. Il dramma vero è che queste palestre sono spesso chiuse e vuote. Tali strutture potrebbero diventare “focolai” di buonsenso. Capisco i timori dei dirigenti scolastici, ma una soluzione va trovata. Il vero tema è lo scarico di responsabilità su questi ultimi quando invece sono gli enti pubblici a dover difendere un bene pubblico. Chiudere una palestra è come chiudere una scuola, un teatro o una biblioteca».

Uno stop forzato che avrà inevitabilmente ricadute enormi, anche di carattere sanitario.

«Chi pensa che far morire migliaia di società e tenere sui divani centinaia di migliaia di ragazzi sia giusto, sta facendo danni enormi al paese. Se perdiamo una generazione e facciamo morire centinaia o forse migliaia di società che magari non possono ripartire a settembre 2021, pagheremo un conto devastante in termini sia di valori sportivi che economici dal punto di vista sanitario nazionale. Questo impatterà su tassi di obesità, patologie cardiovascolari e diabete. Non succederà domani, ma alla lunga sì. Qui non si tratta di perdere un paio di medaglie olimpiche. In questo momento, in cui c’è giustamente un grande fervore per far sì che le scuole restino aperte, ci deve essere anche per tenere vive pure le palestre, perché rappresentano un presidio di civiltà».

#IOMIALLENOINPIAZZA

Ieri, giovedì 8 ottobre, Mauro Berruto è stato ad Asti per l’iniziativa #iomiallenoinpiazza. Un appuntamento che si è svolto nel pieno del rispetto delle norme di sicurezza in vigore e che ha voluto sensibilizzare il mondo delle istituzioni (ma non solo) verso le tante criticità del momento.

Per l’allenatore piemontese è stato il primo, simbolico allenamento di pallavolo da quando ha lasciato la nazionale maschile nel 2015.