Leo Scanferla uomo squadra. «Decisiva la sfida titolari – riserve»
«Vuoi o non vuoi è la storia, come 24 anni fa. Il nostro coach Fefé De Giorgi poi era stato l’ultimo ad aver vinto un Mondiale: è davvero difficile ripetersi sia da giocatore che da allenatore».
Leonardo Scanferla, atleta Mizuno, libero della Gas Sales Piacenza e della Nazionale, torna con la mente a quella magica domenica sera a Katowice. Al termine della quale l’Italvolley si è ritrovata sul tetto del Mondo.
«Vedere 14 mila persone cantare l’inno polacco è stato veramente incredibile. Poi scorgere quelle 10-15 persone italiane vestite di azzurro, sparse per gli spalti, che hanno continuato a fare il tifo fino alle fine lo è stato ancora di più. I miei compagni in campo in Polonia, contro la squadra favorita, hanno fatto qualcosa di incredibile».
«In campo si sta in sei più il libero. La squadra è però composta da 14 persone. Credo che questo aspetto sia importante in partita, ma ancora di più in allenamento. Nel caso della Nazionale, ad esempio, durante il collegiale e al Mondiale, il fatto che noi “riserve” fossimo in grado di tenere alto il livello della competizione durante gli allenamenti è stato molto importante per i titolari. Abbiamo passato molto tempo a sfidarci tra di noi nel sei contro sei; se manca quella componente, diventa poi difficile performare nei match».
Ad accompagnare Leonardo Scanferla in campo e nella vita c’è la musica. Non un solo genere ma una moltitudine di ritmi diversi.
«Dietro la musica c’è un mondo – racconta -. Non ne potrei scegliere una in particolare: passo da Tenco e De André a Ligabue, dal rock alla trap dei più giovani. Ascolto veramente di tutto. Sarebbe molto difficile stilare una playlist prepartita per l’imbarazzo della scelta».
«Essere libero è complicato – spiega Leonardo Scanferla -. Serve fare poche cose, ma bisogna farle molto bene. Quando si compie un errore non lo si può correggere con un attacco, come fanno magari i compagni di squadra; a volte può essere frustrante. Bisogna esser bravi a resettare e pensare alla palla successiva. Col passare degli anni quello del libero è diventato un ruolo sempre più importante, si è capito quanto sia fondamentale. In particolare è cresciuto l’impegno in fase di alzata: quando l’alzatore ha difeso il primo pallone, siamo spesso noi a doverci prendere la responsabilità di distribuire palloni agli schiacciatori. In questo aspetto sento di poter ancora migliorare molto».