Ottobre 25, 2021

Vincere senza opposto: lo schema della nuova Trento

Tommaso Dotta

Il bello dello sport è che non è mai uguale a sé stesso. Anche quando una disciplina sembra aver raggiunto la sua forma definitiva, ci sarà sempre qualcuno che proverà a inserire innovazioni. Per sperimentare, a volte. Oppure perché costretto dalla condizione.

Forse non tutti se ne saranno accorti, ma nella final four di Supercoppa di questo weekend abbiamo assistito a una novità che potrebbe avere interessanti ripercussioni.

La Trentino Volley ha giocato, e vinto, senza un vero e proprio opposto.

Cos’è l’opposto? Lo ricordiamo per chi conosce meno le dinamiche della pallavolo (non si offendano gli esperti per la semplificazione). L’opposto è il principale attaccante, la bocca di fuoco più importante della squadra. Il giocatore a cui vengono affidate più alzate, anche sporche. Guardando la rete, tendenzialmente attacca sul lato destro, sia da prima che da seconda linea. Non ha mai il compito di ricevere la battuta avversaria: il suo unico scopo è colpire la palla forte oppure fortissimo, per scardinare muri e difese avversarie.

Pensiamo ad esempio a Ivan Zaytsev. Oppure, nel femminile, a Paola Egonu.

Si chiama opposto perché nella rotazione di squadra si posiziona, per l’appunto, opposto al palleggiatore.

La storia della pallavolo maschile è piena zeppa di grandi opposti come Andrea Zorzi o Joel Despaigne. O, più di recente, come Clayton Stanley o Maksim Michajlov. Sono spesso giocatori da prima pagina perché giganti, o grandissimi atleti, in grado di mettere a referto un mucchio di punti.

Ma perché ne stiamo parlando? Perché la Trentino Volley allenata da Angelo Lorenzetti ha appena vinto la Supercoppa Italiana 2021 scegliendo di farne a meno.


Lo schema di Trento a tre schiacciatori

Trento ha schierato le due giovani bande della Nazionale, Daniele Lavia e Alessandro Michieletto, più l’espertissimo Matey “KK” Kaziyski. Tutti e tre, dimostrando grande manualità, hanno attaccato sia da posto 4 che da posto 2. Sia da prima che da seconda linea. Tutti e tre si sono presi compiti di ricezione sui turni di battuta avversari. A volte ricevendo a 4 insieme al libero.

Per esser precisi, Lavia era il “finto opposto”, Kaziyski lo schiacciatore vicino al palleggiatore (S1) e Michieletto quello lontano (S2).

E dire che Trento un opposto vero lo avrebbe anche a disposizione: è Giulio Pinali, neo campione d’Europa, che risulta purtroppo sacrificato da questo schema. Ma che, ci auguriamo, avrà comunque occasione di mettersi in risalto durante la stagione.

Che vantaggi porta questo modo di disporsi in campo? In generale, un maggiore equilibrio. L’opposto, per sua natura, non è un giocatore completo. Non gli è richiesto. Le bande invece sì: allenano la ricezione, la difesa, all’occorrenza l’alzata. Averne tre in campo può rendere il gioco più fluido.

È una grande innovazione? Non proprio. Lo schema dell’opposto che riceve esiste già da anni, soprattutto nel femminile di medio / basso livello. Nell’alto livello, invece, è piuttosto raro.

È lo schema definitivo? Certo che no. Dipende, ovviamente, dalle caratteristiche dei giocatori o giocatrici a disposizione dell’allenatore. È naturale che avendo, ad esempio, una Paola Egonu in ottima condizione, un coach vorrà poterla sfruttare al meglio senza sobbarcarle compiti di ricezione.

È però una soluzione elastica e interessante. E siamo curiosi di scoprire se in futuro avrà altre applicazioni.


I tabellini della Supercoppa

I tabellini di questo weekend di pallavolo la dicono lunga su quanto questo schema abbia funzionato.

In entrambe le partite Trento, magistralmente diretta da Riccardo Sbertoli (davvero notevole la sua intesa coi centrali serbi, come se si conoscessero da una vita), ha messo in doppia cifra tutti e cinque gli attaccanti titolari.

Le avversarie, invece, hanno superato i 10 punti solo con due giocatori. Wilfredo Leon e Matt Anderson, nel caso di Perugia. Georg Grozer e Donovan Dzavoronok, in quello di Monza.

Trento ha dominato nelle percentuali del 1° attacco dopo ricezione positiva (sempre sopra il 70%, contro il 40/50 % degli avversari) e nelle percentuali di contrattacco, ovvero di punti dopo una difesa. Non ci sono invece state differenze sostanziali negli attacchi su ricezione negativa.


Tre schiacciatori nel futuro della Nazionale?

Angelo Lorenzetti non è affatto nuovo al mettere in pratica schemi arzigogolati. Con Trento, ma anche in passato con Modena e Piacenza, per ovviare ai punti deboli delle sue squadre e sfruttare invece quelli di forza.

In molti si sono chiesti se questo particolare schema possa essere applicato anche dagli Azzurri di Fefé De Giorgi; perché in questi anni si stanno affacciando sempre più giovani martelli di grande talento. Non solo Michieletto e Lavia, ma anche Francesco Recine, Mattia Bottolo, Tommaso Rinaldi… Potrebbe essere la soluzione per sfruttare tutte le loro caratteristiche.

Sarà così? Chi lo sa… Ma è confortante, in un certo senso, sapere che nello sport di oggi c’è ancora spazio alla fantasia e all’intuizione.

Foto di Trentino Volley.