La sfida dell’inclusione: alla scoperta del Sitting Volley
«Cos’è il Sitting Volley? È una pallavolo adattata, inizialmente destinata ad atleti con disabilità fisiche. Si gioca a terra senza alcun ausilio o carrozzine, su un campo naturalmente di misure più ridotte e con la rete simile a quella del tennis. Le regole, salvo qualche variante, sono le stesse della pallavolo».
Le parole sono di Fabio Camilli, vice presidente FIPAV Lazio e referente regionale del Lazio per le attività di sitting volley, uno sport inclusivo, ma al “contrario”.
«In questo caso è l’atleta normodotato a ricevere di più dal contatto con l’atleta disabile che viceversa – spiega Camilli -. Ti pone davanti agli occhi una panoramica totalmente nuova. A mio modo di vedere, il Sitting Volley è la disciplina paralimpica che maggiormente incarna i valori di inclusione. È un privilegio supervisionare e coordinare le attività regionali nel Lazio».
Qualche regola del Sitting:
- sono le natiche a determinare la posizione di un giocatore: quando si gioca la palla (in attacco o in difesa) bisogna sempre mantenere un contatto con il terreno
- ci si sposta grazie alla spinta delle braccia e ai movimenti delle gambe
- è permesso murare il servizio avversario
- il Libero può essere in campo in ogni momento
Nato come sport per persone con disabilità fisiche, il Sitting oggi fa dell’inclusione il suo cavallo di battaglia e si rivolge anche agli atleti normodotati. «E questa è la magia del Sitting Volley. La Federazione sta puntando molto su questa disciplina e i numeri sono incoraggianti, ma per favorire una crescita ancora maggiore di questo sport, è stato deciso di consentire la partecipazione in Italia anche agli atleti normodotati. Nel campionato italiano, ad esempio, una squadra può essere composta da quattro normodotati e due disabili».
Inclusione, dunque, ma anche possibilità: la possibilità di partecipare ad un campionato, di misurarsi in competizioni ufficiali con altri atleti e di dimostrare le proprie abilità sportive.
Nessuno parte avvantaggiato secondo il vice presidente della FIPAV Lazio, che sottolinea invece come «gli atleti giocano esattamente alla pari, anzi: i ragazzi con disabilità probabilmente hanno qualcosa in più rispetto ai normodotati. E questo da l’idea dell’assoluta parità di dignità sportiva degli atleti che praticano il Sitting Volley».
Un paio di curiosità: il Sitting è stato inventato nel 1956 ed è parte delle Paralimpiadi dal 1980. Alle ultime Paralimpiadi di Rio de Janeiro 2016, il titolo femminile è andato alla Cina.
Il titolo maschile invece all’Iran, in cui gioca un atleta davvero unico: si chiama Morteza Mehrzad e, con i suoi 2 metri e 46, è il più alto atleta paralimpico della storia. Nella finale di Rio ha messo a segno 28 punti.
In questi mesi sono stati prodotti tanti docufilm su atleti di altre discipline sportive. Che sia in cantiere anche un documentario sul Sitting?
«Sarebbe bello – ammette Camilli -. Piccole cose sono state fatte, tutti i comitati regionali e la Federazione stessa hanno in programma diverse attività promozionali per questa disciplina».
«La crescita del movimento prevede una formazione professionale di tecnici oltre che di atleti e il nostro obiettivo è di aumentare sensibilmente il numero delle squadre. Non appena sarà possibile riprenderanno i corsi e i campionati, diverse società hanno manifestato con nostro grande piacere un interesse e una sensibilità maggiore nei confronti di questa disciplina».
Certamente il Covid-19 non ha risparmiato le società impegnate nel Sitting Volley (e nemmeno il Volley in carrozzina), costrette ad alzare bandiera bianca in attesa di poter tornare a giocare in serenità.
«A Roma, in qualche palestra, stiamo portando avanti in maniera limitata un numero ridotto di allenamenti settimanali nei tre poli del Lazio che attualmente praticano il Sitting Volley: Fonte Roma Eur, Sport Academy 360 e Fiano Romano Pallavolo. La speranza è che presto tutte le società possano rimettere in campo le proprie squadre per regalarci emozioni. Questa pandemia purtroppo ha stravolto i piani di tutti, sarebbe stato bello vedere le italiane in Champions League».
«Rimango tuttavia fiducioso. Lo sport, la pallavolo e la vita riprenderanno gli spazi che in questo momento non ci sono. Mi auguro che le persone si avvicineranno anche solo per curiosità al Sitting Volley. Abbiamo ancora molto da fare, ci stiamo adoperando nei vari comitati regionali per far conoscere sempre di più questo sport anche con attività nel mondo delle scuole, con la consapevolezza che le persone che vi si avvicinano ricevono indietro veramente tanto. La scoperta del mondo paralimpico – conclude Fabio Camilli – ha cambiato il mio modo di osservare la pallavolo e lo sport in generale».