«Ci scusiamo per avervi illusi». Senza palestre, la pallavolo chiude.
«Venerdì sera il Consiglio Direttivo della ASD Scuola di Pallavolo Brescia ha constatato l’impossibilità di proseguire le attività sportive a causa del perdurare dell’indisponibilità dell’impianto».
«Non riteniamo né possibile né corretto continuare a chiedere alle famiglie dei nostri atleti di pazientare, in attesa di decisioni che ci sembrano lontane e nefaste. Sarebbe come prenderli in giro. Anzi, ci scusiamo con loro per averli illusi, ma speriamo ci perdonino, perché i primi a illuderci di continuare siamo stati noi».
Dopo 16 anni di attività, chiude l’Asd Scuola di Pallavolo Brescia. Dirigenti scolastici e amministrazione provinciale non hanno saputo risolvere la questione dell’accesso alla palestra del liceo in cui la società operava. Le frasi che abbiamo pubblicato sono solo un estratto di un lungo post comparso durante il fine settimana sui canali social dell’associazione.
«La nostra è una realtà legata sin dalla nascita alla palestra del liceo Leonardo di Brescia – spiegano i dirigenti -. Ha una radicata base sul territorio della zona sud della città e tale voleva restare. Sradicarla, spostandoci in altre zone, o addirittura fuori città, non avrebbe alcun senso».
Abbiamo scelto il loro esempio, ma si tratta solo di una tra moltissime storie, tutte simili, che coinvolgono la pallavolo dilettantistica italiana.
Per non parlare dell’affollato mondo del volley amatoriale: migliaia di ex giocatrici e giocatori un po’ acciaccati, ma con ancora la voglia di far squadra, allenarsi, scendere in campo. Senza alcuna spinta se non quella della pura e semplice passione.
Tantissime persone che pensavano di poter ripartire dopo la quarantena, nel rispetto delle norme igieniche imposte per il controllo dell’epidemia di COVID-19, ma che si sono viste negare l’accesso alle palestre. Se non a fronte di costi esorbitanti.
Un meteorite a lungo annunciato che, purtroppo, sta mietendo le prime vittime.