Settembre 9, 2019

Italvolley femminile: bilancio di un Europeo “sbaglione”

Tommaso Dotta

Il commento che descrive meglio la prestazione dell’Italia è arrivato durante un’intervista ad Indre Sorokaite. «È stato un Europeo sbaglione».

Sbaglione. Termine buffo ma molto indicato.

In rete e sul nostro gruppo di Facebook La Panca è caduta una pioggia di critiche anche aspre sulla prestazione dell’Italia. C’è chi ha gridato all’esonero di coach Mazzanti. Chi ha additato alcune nostre giocatrici come sopravvalutate.

La verità è che oggi, a mente fredda e col sangue che ha finalmente smesso di ribollire nelle vene, si può dire che l’Italia abbia disputato un brutto Europeo? Tutto sommato, no.

Si è visto un gioco equilibrato, che ha coinvolto maggiormente i centrali rispetto al passato. Abbiamo rimediato a imprevisti pesanti come l’infortunio di Lucia Bosetti e il forfait di Elena Pietrini.

Torniamo a casa con un’ottima medaglia di bronzo sconfitti solo, e con punteggi più che dignitosi, da una squadra fenomenale come la Serbia (anche dalla Polonia nel girone, ma in una partita con nulla in palio).

Allora perché abbiamo tutti questa sensazione di disappunto?

Più per COME è arrivata la sconfitta, che per la sconfitta in sé: con una marea di errori diretti che, invece, non si erano visti ai Mondiali in Giappone. Non solo contro la Serbia: anche contro formazioni di minor caratura. L’Italia un anno fa era una squadra che spesso faticava a chiudere il punto, ma era un metronomo nel gioco: costante e implacabile.

In questi giorni si è vista invece tanta foga e, purtroppo, anche tanta imprecisione.

Ci sono però altri aspetti da sottolineare.


Il dominio della Serbia

Che squadra, ragazzi!

Si parla tanto, e giustamente, di Tijana Boskovic, ma la Serbia è una macchina da guerra con tutti gli ingranaggi esattamente al loro posto. Centrali dominanti a muro e micidiali in attacco. S1 (prima banda) che mena come un fabbro ferraio. S2 e libero che nei momenti decisivi si prendono la responsabilità di coprire tutto il campo con ricezione a 2. Palleggiatrice di classe ed esperienza.

Solo una squadra con una straordinaria forza mentale avrebbe potuto uscire vittoriosa dalla bolgia di ieri ad Ankara, contro una Turchia in stato di grazia e sotto la costante pressione di 11 mila tifosi.

Saranno loro, e non l’Italia, la squadra da battere alle prossime Olimpiadi di Tokyo. Ma noi ci saremo.


Il capolavoro incompiuto di Guidetti

Ancora una volta bisogna togliersi il cappello di fronte al lavoro di Giovanni Guidetti e del suo staff. Veder giocare la Turchia in finale è stato un autentico spettacolo.

Una squadra senza individualità imponenti come potrebbero essere Paola Egonu o Tijana Boskovic, ma dotata di grinta da vendere. Una girandola di sostituzioni in corsa che, invece di spezzare il ritmo, hanno sempre dato nuova linfa al gioco. Difesa coriacea e centrali protagonisti in attacco.

Purtroppo è mancata quel pizzico di fortuna e lucidità finale che avrebbe potuto regalare alla Turchia il primo, grande trofeo.


Le critiche esagerate

Chiudiamo il bilancio con una considerazione sulle critiche costruttive e quelle distruttive.

Si può essere, ad esempio, in accordo o disaccordo sul modo di coach Mazzanti di gestire le sostituzioni, di scegliere titolari e riserve, di impostare molto il gioco sull’opposto. Ci sta, ognuno ha le proprie opinioni.

Non si può però ignorare il fatto che in tre sole stagioni l’Italia femminile abbia ottenuto un argento Mondiale, una qualificazione olimpica e un bronzo Europeo.

Potevamo fare meglio? Difficilmente.

Discorso simile per Paola Egonu.

È sbagliato criticarne i tanti errori? Le scelte in attacco? La gestione del servizio? Assolutamente no. Le critiche ci stanno tutte, se espresse civilmente.

È sbagliato invece ignorare il fatto che siamo di fronte a una ragazza che a 20 anni ha già vinto, da titolare, una Champions League, due Coppe Italia, una Supercoppa, un argento Mondiale, un bronzo Europeo. Detiene il record come maggior numero di punti in una singola partita di serie A (46) e maggior numero di punti in un match dei Mondiali (45 in semifinale contro le campionesse olimpiche della Cina).

Può migliorare ancora? Certamente. Questi Europei imperfetti lo hanno dimostrato, così come alcune prestazioni della passata stagione in serie A. Lo sa lei, atleta professionista, e lo sanno i suoi allenatori.

Quindi calma, facciamo tutti un respiro profondo e godiamoci lo spettacolo, nella vittoria come nella sconfitta.