Marzo 10, 2020

Due chiacchiere con Manù Benelli, la regina del palleggio

Luca Lovelli

Undici scudetti, 5 Coppe Italia, 2 Coppe dei Campioni, una Coppa Cev, un Mondiale per Club e oltre 300 presenze in nazionale condite da un bronzo europeo. A volte basterebbero i numeri per descrivere la grandezza di un atleta. Manuela Benelli, però, è molto di più. L’indimenticabile ex palleggiatrice azzurra, che compie oggi 57 anni, ha continuato a dedicare la sua vita alla pallavolo anche dopo la conclusione della carriera agonistica.

Attualmente è anche docente federale di sitting volley. “Sono da poco rientrata dalla Siria, dove ho portato le mie conoscenze per dar seguito a un progetto sulla disabilità. Ho avuto la fortuna di incontrare persone che me ne hanno parlato e mi sono da subito dimostrata entusiasta, mettendomi in gioco. In Siria abbiamo notato, purtroppo, tanto materiale umano su cui lavorare. Dal punto di vista tecnico non sono così male, anche se manca del tutto l’organizzazione. È stata un’esperienza davvero interessante”.

Impossibile non tornare indietro negli anni ai grandi traguardi tagliati con la maglia dell’Olimpia Ravenna, club della sua città il cui palmarès combacia quasi perfettamente con quello personale. “Sono arrivata all’Olimpia a 17 anni, quando loro avevano appena vinto una Coppa Italia. Gli altri trofei, li abbiamo vinti insieme. Vincere così tanto per la mia città è stata una soddisfazione enorme e sento ancora oggi un legame fortissimo con Ravenna, anche professionalmente. La squadra maschile sta guardando molto ai giovani pallavolisti. I maligni parlano di budget ridotto, ma in realtà se hai pochi soldi devi saperli usare bene e questo è assolutamente un punto a favore e non di certo un demerito. La femminile sta invece ripartendo dalle ceneri. Per fortuna, il numero delle praticanti qui è molto alto. A livello nazionale però c’è una grossa differenza di crescita tra uomini e donne. Speriamo che la Federazione, con l’introduzione della S3, riesca nuovamente a far riavvicinare i ragazzi al volley”.

Tra i tanti successi, ce n’è uno che è rimasto indelebile. “Coppa dei Campioni 1988. In semifinale, stavamo perdendo 13-8 nel quinto set contro la Dynamo Berlino. Eravamo a soli due punti dalla sconfitta, ma con una rimonta straordinaria siamo riuscite a imporci 15-13 e a passare in finale. Nel match decisivo abbiamo poi superato lo squadrone sovietico dell’Uralocka, formato perlopiù da giocatrici che avrebbero poi vinto le Olimpiadi di Seul pochi mesi più tardi. Le compagne più forti che abbia mai avuto? Difficile a dirsi, ho giocato con tante giocatrici fantastiche. Mi piace ricordare Brigitte Lesage, francese, poi bloccata da problemi di salute. Alessandra Zambelli era una grande centrale ma allo stesso tempo fenomenale in ricezione. Questo per far capire che all’epoca le atlete forti sapevano fare tutto”.

Tornando ai giorni nostri, Manù è quotidianamente impegnata con la sua Volley Academy, naturalmente a Ravenna. “L’idea è nata perché quando ero in giro ad allenare nelle varie società, i coach mi chiedevano di dare un’occhiata ai palleggiatori. Da qui è nata la mia voglia di creare qualcosa di specifico per loro. L’Accademia è ora aperta anche ai liberi, ma in futuro magari sarà aperta a tutti i ruoli. Organizzo anche clinic nelle varie società, in modo da poter allenare i loro palleggiatori e confrontarmi con loro. Organizziamo anche camp molto tecnici. Sono molto contenta perché si crea un legame che poi rimane. Spesso le ragazze mi scrivono e mi mandano video”.

Sul presente e futuro della nazionale femminile, non si può che essere ottimisti. “Ho sensazioni positive e credo che possiamo crescere ancora. Vincere o perdere a volte dipende da particolari che credo che questo staff saprà cogliere. Al palleggio, Malinov ha grandi margini di crescita”.

 Buon compleanno Manù, il mondo della pallavolo ha ancora tanto bisogno di campionesse come te.